Una preside di Milano si è piazzata davanti
alla porta del suo Liceo e, intonando “Bella ciao”, insieme ai custodi ha
impedito ai collettivi studenteschi di occupare le aule. Tra uno spintone e
l'altro ha apostrofato gli studenti definendoli fascisti (queste analogie non
sono gratuite quando si cerca di imporsi con la forza, anche se certe abitudini
non sono certo un’esclusiva dell’estrema destra, anzi uniscono un vasto campionario
di fanatici religiosi e politici passati e presenti; alcuni dei quali, fra i
nostrani, oggi pontificano sulla loro esperienza e sulla loro epoca). Detto
questo, bene ha fatto la collega milanese a far capire quali siano le
conseguenze che azioni del genere recano alla credibilità della scuola
pubblica. Certi docenti e certi dirigenti scolastici che di fronte alle
occupazioni adottano la tecnica del giunco che si china finché non passi la
piena, hanno contribuito non poco svalutare nell' opinione pubblica l’istituzione
scolastica, se non valeva la pena di difenderla dall'arrembaggio di ragazzotti emuli
degli sciagurati riti di un tempo che fu. Troppi sono ancora conniventi o indulgenti,
se non altro con il loro silenzio, con "la rabbia degli studenti" per
le cose che non vanno dentro e fuori la scuola. E a questi personaggi, spesso afferenti
ad organizzazioni politiche e sindacali che non hanno speso una parola rispetto
a quanto sciaguratamente accadeva ad ogni inizio di anno scolastico nelle
nostre scuole, va ricordato appunto l'esempio della preside del Leonardo da
Vinci di Milano, una che parla chiaro e si espone di persona. Quei ragazzi che
hanno tentato di entrare a scuola per occuparla si stavano comportando da
fascisti, ha detto. E chissà che non manchino in futuro le occasioni, da parte di
fascisti o neonazisti dichiarati, di occupare anche loro le scuole,
rivendicando lo stesso trattamento di tolleranza e di compiacenza troppo a
lungo tenuto da chi ha sempre voluto vedere nelle occupazioni il preludio di un
radioso sol dell'avvenire.
Tra i latitanti rispetto alle
occupazioni vi sono in genere state anche le forze dell’ordine, che si sono al più limitate a paterni e patetici inviti a non far danni. Ma
anche su questo fronte ci sono stati ultimamente diversi segnali di un
cambiamento di rotta, come dimostrano le denunce della Digos a Milano nei confronti di
decine di studenti delle superiori. (VV)