Per i compiti a casa viene ora chiamato in causa
perfino l’Osservatorio per i diritti dei minori, il cui presidente pretende di
chiarire il problema interpellando cento studenti e aggiunge che “molte volte [?]
i ragazzi devono impegnarsi su argomentazioni [sic] ex novo”, cioè non
affrontati in classe. C’è chi invoca una circolare del ministro e ritorna la
semplicistica idea che si possa “monitorare il carico dei compiti assegnato dai
colleghi” attraverso il registro di classe. Può essere che la brillante iniziativa ministeriale
sull’orario di lavoro abbia rinfocolato ben noti pregiudizi e risentimenti, in
genere fondati sulla disinvolta generalizzazione di casi particolari. Senza
nulla togliere ai possibili eccessi di qualche collega, è certo che la scuola
non può rinunciare a chiedere agli studenti di esercitarsi e di studiare a casa.
Pazienza se il ministro Profumo non vuole che “si isolino nella loro cameretta”.
Ad ogni buon conto, il rapporto dell’Unione Europea “Cifre chiave dell’Istruzione
2012” certifica – guarda un po’ – che i compiti a casa sono utili.
Basta
compiti a casa: sono troppi.
Ma
gli studiosi: utili soprattutto il ripasso e gli esercizi.
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