venerdì 15 maggio 2015

CHE BRUTTO ESEMPIO DÀ UN PROF, SE BOICOTTA IL TEST [“Il Corriere Fiorentino”, 15 maggio 2015]

Sono giorni brutti per la scuola, comunque la si metta e chiunque alla fine riesca a vincere la partita tra sindacati dei docenti e governo. È tuttavia incomprensibile che in questi giorni dei docenti siano arrivati a invitare i loro allievi a protestare contro le prove Invalsi, in alcuni casi suggerendo di non venire addirittura a scuola, senza neanche rendersi conto che queste iniziative li allontanano anni da quello che dovrebbe essere l'esempio educativo da dare ai ragazzi. Liberi i docenti di ritenere la riforma renziana sbagliata e liberticida; e liberi di attuare le forme di protesta che più ritengono necessarie, evitando però quelle deontologicamente esecrabili nel momento in cui coinvolgono i ragazzi e perfino i bambini in uno scontro che è essenzialmente politico. Per quel che riguarda invece l'oggetto del loro “scontento”, mi preme far presente che la riforma della scuola complessivamente non mi entusiasma, anche se contiene anche elementi positivi, a partire dal rafforzamento del rapporto tra scuola e mondo del lavoro, senza escludere le interessanti novità relative all'aggiornamento dei docenti e alle forme con le quali esso dovrebbe concretizzarsi, finalmente non calate dall'alto e affidate spesso a formatori che nella scuola non hanno mai messo piede e che quasi nulla sanno delle sue reali necessità. Non mi entusiasma in particolare l'essere equiparato al ruolo di sindaco. Senza nulla togliere ai sindaci, un dirigente scolastico non aspira, come mi confermano molti colleghi, a nessun ulteriore potere rispetto a quelli, fin troppi, che oggi ha. Quello che auspico è che finalmente questi poteri che la legge ci dà sia possibile esercitarli veramente, tutelandoci, per esempio, rispetto alla miriade di circolari e di decreti, e soprattutto dai contenziosi che quotidianamente ci sopraffanno.
Da qualche mese sono giustamente iniziate le verifiche sul nostro operato di dirigenti. E tra tante proteste di questi giorni, mi sarei aspettato che un qualsiasi sindacato o una qualunque associazione dei docenti italiani, oltre a dire no alla riforma nella sua interezza, avesse anche provato a fare qualche proposta per assicurare alle famiglie, agli studenti e alla società tutta degli insegnanti seri, preparati e onesti, magari auspicando che almeno il demerito grave, facilissimo da individuare, possa essere finalmente sancito in modo certo e tempestivo. Invece, da decenni, sulle responsabilità dei docenti regna l’inerzia più generalizzata; e anche quando alcuni di loro raggiungono le pagine di cronaca locale e perfino nazionale dei giornali in virtù della loro neghittosità, impreparazione o assoluta mancanza di deontologia, è assai improbabile che alla fine sia resa giustizia agli studenti e alle loro famiglie che li subiscono e che avrebbero il diritto di avere docenti seri e preparati (che peraltro sono la grande maggioranza).
Infine una curiosità: anni fa il sindacato che oggi è il più agguerrito nel contrastare la riforma renziana, la Cgil, ispirò, o comunque sostenne con convinzione, l'allora ministro Berlinguer, che decise di premiare i migliori docenti. Peccato che lo strumento individuato fosse una sorta di quizzone che fu allora definito “un’avvilente lotteria”, attraverso il quale due insegnanti su dieci avrebbe avuto un aumento di stipendio. Una proposta indecorosa spazzata via, allora, dalla protesta di centinaia di migliaia di docenti che riuscirono a farla cancellare; senza però coinvolgere i loro studenti, come si addice a dei seri professionisti e a degli educatori che hanno a cuore, insieme ai loro interessi, anche  la formazione e il rispetto dei loro ragazzi. 
Valerio Vagnoli

giovedì 14 maggio 2015

LA TESTIMONIANZA DI UN GENITORE SULL'INVALSI TAROCCATO E SULL’INTIMIDAZIONE DI UN’ ALLIEVA

Marcello Dei, il sociologo che ha dedicato alla scuola buona parte delle sue ricerche ed è noto per il libro RAGAZZI SI COPIA. A lezione di imbroglio nelle scuole italiane, ci ha inviato lo scambio di lettere con un genitore a proposito dello svolgimento dei test Invalsi in una scuola elementare, che pubblichiamo nelle parti essenziali, opportunamente modificate per non rendere riconoscibili i protagonisti. Riprendiamo quindi il tema, già trattato nei giorni scorsi, dell’assenza nella scuola italiana di qualsiasi riflessione sull’etica professionale, i cui principi fondamentali non dovrebbero mai essere sacrificati neppure alla più motivata delle battaglie, anche perché non mancano i mezzi per farsi sentire, come ha dimostrato lo sciopero del 5 maggio. Di particolare rilievo è il punto della responsabilità educativa, anche attraverso i comportamenti, nei confronti degli allievi. Ma sarebbe forse sufficiente prendere sul serio l’articolo 54 di quella Costituzione che in tanti sbandierano di voler difendere a ogni costo. Dice: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.  

Gentile professor Dei,
ho letto la sua intervista su “La Repubblica” in cui Lei  analizza il fenomeno del copiare tra gli studenti, ma anche il più misero fenomeno degli insegnanti che suggeriscono durante le prove Invalsi. Mia figlia frequenta la V elementare e ieri ha avuto il test di Italiano. Agli studenti dalla preparazione "più debole" era stata fatta qualche giorno prima una "moral suasion" da parte dell'insegnante per non farli venire a scuola nel giorno del test. L’insegnante di italiano aveva comunicato ai bambini che a causa dello sciopero previsto anche per il 6 maggio (sic), le date per le prove erano state spostate al 7 maggio per Italiano e l'8 maggio per matematica. La prova di Italiano si è svolta invece il 6 maggio, ma, grazie alla confusione generata e ai condizionamenti, all'appello mancava un terzo della classe, i meno preparati. La maestra che ha somministrato il questionario ha fornito anche venti risposte, soprattutto della parte grammaticale, praticamente esaudendo tutte le richieste di aiuto che i bambini avanzavano e andando anche oltre. Essendo la prova su test diversi, l'insegnante ha spostato di banco i bambini in modo che ogni allievo potesse avere accanto il compagno col medesimo test e ha lasciato che si confrontassero liberamente sulle risposte. Ha chiesto ai bambini di tenere per sé la cosa, di non farne menzione a casa, perché è illegale (!!!). Quale lezione si ricava da questo?
Lettera firmata 

Gentile signor T.,
allo squallore che lei racconta aggiungo una triste considerazione: l'Invalsi non dice chiaro e tondo quante porcherie accadono, al massimo rileva dei "comportamenti opportunistici". Per il ministro e il ministero il problema fino a oggi è non esistito.
Quali sono gli argomenti della contestazione delle prove Invalsi? Mettiamo che siano obiettivi nobili come l'uguaglianza sociale. Vogliamo raggiungerli con la frode attraverso gli imbrogli organizzati del popolo dei furbi? Temo che se gli educatori premiano l'imbroglio, finiranno per allevare generazioni di evasori fiscali e di individui atti ad attività – diciamo così – disinvolte. A loro insaputa, s'intende. I dati delle prove Invalsi si possono utilizzare in vari modi, in Finlandia sono serviti per varare politiche di sostegno alle fasce sociali deboli. 
Le invio un articoletto che ho terminato da poco e mestamente la saluto. 
Marcello Dei 

Gentile Professore,
ieri ho preso mia figlia di 10 anni all'uscita di scuola: era ammutolita dall'angoscia, distrutta. Ho dovuto farla camminare per ore prima di riuscire a tirarle fuori poche parole.
Nella scuola si era evidentemente diffusa la voce che ieri le cose non erano andate secondo le regole. […] Nei corridoi è cominciata la caccia e temo di essere proprio io nel mirino.  Ho in effetti dei precedenti: in passato ho scritto alla dirigente scolastica per i comportamenti inqualificabili di maestre esaurite. Per farla breve la maestra di matematica ha sottoposto mia figlia a vero e proprio interrogatorio. L'ha interrogata lungamente a quattrocchi, insistendo, pressando... Voleva sapere parola per parola quello che aveva riferito a me e a mia moglie, presentando la questione come tentativo di difendere una povera collega, incastrata da una "spiona". "Non devi coinvolgere i tuoi genitori, hai compromesso la mia collega, tu non devi raccontarle le nostre cose, se adesso passa un guaio sarà per colpa tua, ma non dicevi di volerle bene?” Stanotte nessuno dormiva. Mia figlia non vuole più tornare a scuola. […] Grazie per le Sue parole di solidarietà.
Lettera firmata