sabato 31 gennaio 2015

LA SCUOLA VA MALE PERCHÉ I DOCENTI HANNO IN MEDIA 53 ANNI? UNA LETTERA AL DIRETTORE DEL “CORRIERE”

Qualche giorno fa Gian Antonio Stella ha commentato con abbondanza di confronti internazionali i dati sull’età media elevata degli insegnanti italiani. Il problema non è nuovo e risaputa ne è la causa fondamentale: i numerosi aumenti dell’età pensionabile degli ultimi vent’anni. Stella lo tratta in tono catastrofista, quasi avesse trovato l’origine di tutti i mali della scuola. Non è un problema da trascurare, soprattutto per la scuola dell’infanzia e la primaria che richiedono maggiore energia; ma non è certo il motivo principale della crisi, anche considerando che l’esperienza può compensare in parte il logorìo di una professione sempre più impegnativa. Anche ben oltre i cinquant’anni si può essere motivati, purché il governo della scuola dia ai docenti mezzi e stipendi adeguati, dirigenti preparati e ben retribuiti, edifici confortevoli e funzionali; e ne sostenga l’autorità di fronte alle famiglie e agli studenti, ai quali invece indirizza spesso messaggi demagogici e deresponsabilizzanti. Di fronte a questa semplificazione, un docente romano si è risentito e ha scritto al “Corriere”. Enrico Rufi, giornalista di “Radio Radicale” gli ha dedicato un efficace servizio. (GR) 

L’articolo di Gian Antonio Stella.

DROGA NELLE SCUOLE: UN CANE POLIZIOTTO IN AIUTO DEI RAGAZZI

(“Il Corriere Fiorentino”, 29 gennaio 2015) 
In questi giorni la polizia fiorentina sta portando avanti una lodevole attività di prevenzione all'uso della droga da parte dei giovani e dei giovanissimi studenti. Con l'aiuto di alcuni cani, perlustra gli esterni degli edifici scolastici e, con l'assenso dei presidi, può entrare anche all'interno degli edifici stessi per individuare eventuali possessori di sostanze stupefacenti.
Un collega e amico fiorentino si è però rifiutato di far entrare i poliziotti e il loro addestratissimo cane all'interno della scuola perché “i cani sono un fatto innaturale… ed un ragazzo che fa uso di stupefacenti è una persona con cui mi devo confrontare, che va innanzitutto aiutata, eventualmente punita, ma non umiliata davanti ai compagni”.
Ho riportato per intero le parole del collega citate dal “Corriere Fiorentino” per affermare che invece penso esattamente il contrario. Gli altri miei colleghi che hanno aperto le porte delle aule alla polizia e al simpatico cane, come farei io (e anzi spero di poterlo fare quanto prima), non sono meno sensibili di altri nei confronti dei ragazzi che si drogano. Avere periodicamente la polizia e i cani davanti e dentro le scuole è un deterrente e un messaggio chiaro degli adulti ai giovani circa i pericoli che essi corrono, anche sul piano penale oltre che su quello fisico e psichico. Dobbiamo essere contenti che le forze di polizia non si disinteressino ai nostri ragazzi e rappresentino loro, con la loro presenza, il senso della legalità. Inoltre, per aiutare un nostro allievo ad evitare l'uso degli stupefacenti è necessario scoprire che ne fa, appunto, uso. Sfido infatti chiunque abbia avuto rapporti con adolescenti che consumano droga, anche occasionalmente, a dimostrarmi che attraverso il dialogo, la confidenza e perfino l'amicizia sia quasi sempre possibile ottenere da parte loro la conferma che si stanno drogando. In realtà, gli adulti, in primis i genitori e a seguire i docenti e molti altri adulti di loro riferimento, scoprono solo alla fine e spesso troppo tardi, che il ragazzo era dentro il giro e che magari, per procurarsi la droga a buon mercato, era costretto anche a smerciarla. È quasi sempre soltanto grazie alle forze dell'ordine se si viene a scoprire quello che con i nostri mezzi e con i nostri strumenti non ci è possibile conoscere in altro modo. E quando ciò avviene, per fortuna, può iniziare il faticoso, duro, estenuante lavoro di recupero e ricostruzione di adolescenze che potrebbero essere devastate da un fenomeno come la droga che, talvolta è pur vero, gli adulti non vogliono vedere, ma che è quasi sempre difficilissimo da scoprire, anche per le capacità che i ragazzi hanno nel saper negare fatti e circostanze spesso evidentissimi. Ben venga allora il fiuto di un cane a farci scoprire la realtà, che non sempre è quella che si vede, come scriveva Pirandello, e proprio per questo occorre anche il fiuto di un simpatico cane poliziotto, amico dei giovani in difficoltà.
Valerio Vagnoli