(“Il Corriere Fiorentino”, 29 gennaio 2015)
In questi giorni la polizia fiorentina
sta portando avanti una lodevole attività
di prevenzione all'uso della droga da parte dei giovani e dei giovanissimi
studenti. Con l'aiuto di alcuni cani, perlustra gli esterni degli edifici
scolastici e, con l'assenso dei presidi, può
entrare anche all'interno degli edifici stessi per individuare eventuali
possessori di sostanze stupefacenti.
Un collega e amico fiorentino si è però
rifiutato di far entrare i poliziotti e il loro addestratissimo cane
all'interno della scuola perché “i cani
sono un fatto innaturale… ed un ragazzo che fa uso di stupefacenti è una
persona con cui mi devo confrontare, che va innanzitutto aiutata, eventualmente
punita, ma non umiliata davanti ai compagni”.
Ho riportato per intero le parole del collega
citate dal “Corriere Fiorentino” per
affermare che invece penso esattamente il contrario. Gli altri miei colleghi
che hanno aperto le porte delle aule alla polizia e al simpatico cane, come
farei io (e anzi spero di poterlo fare quanto prima), non sono meno sensibili
di altri nei confronti dei ragazzi che si drogano. Avere periodicamente la
polizia e i cani davanti e dentro le scuole è un
deterrente e un messaggio chiaro degli adulti ai giovani circa i pericoli che
essi corrono, anche sul piano penale oltre che su quello fisico e psichico. Dobbiamo
essere contenti che le forze di polizia non si disinteressino ai nostri ragazzi
e rappresentino loro, con la loro presenza, il senso della legalità. Inoltre,
per aiutare un nostro allievo ad evitare l'uso degli stupefacenti è
necessario scoprire che ne fa, appunto, uso. Sfido infatti chiunque abbia avuto
rapporti con adolescenti che consumano droga, anche occasionalmente, a
dimostrarmi che attraverso il dialogo, la confidenza e perfino l'amicizia sia
quasi sempre possibile ottenere da parte loro la conferma che si stanno
drogando. In realtà, gli adulti, in primis i genitori e a seguire
i docenti e molti altri adulti di loro riferimento, scoprono solo alla fine e
spesso troppo tardi, che il ragazzo era dentro il giro e che magari, per
procurarsi la droga a buon mercato, era costretto anche a smerciarla. È quasi
sempre soltanto grazie alle forze dell'ordine se si viene a scoprire quello che
con i nostri mezzi e con i nostri strumenti non ci è
possibile conoscere in altro modo. E quando ciò
avviene, per fortuna, può iniziare il faticoso, duro, estenuante lavoro
di recupero e ricostruzione di adolescenze che potrebbero essere devastate da
un fenomeno come la droga che, talvolta è pur
vero, gli adulti non vogliono vedere, ma che è quasi
sempre difficilissimo da scoprire, anche per le capacità che i
ragazzi hanno nel saper negare fatti e circostanze spesso evidentissimi. Ben venga allora il fiuto di un cane a farci
scoprire la realtà, che non sempre è
quella che si vede, come scriveva Pirandello, e proprio per questo occorre
anche il fiuto di un simpatico cane poliziotto, amico dei giovani in difficoltà.
Valerio Vagnoli