mercoledì 15 maggio 2013

CORRETTEZZA DEGLI ESAMI: NON È SOLO QUESTIONE DI TECNOLOGIA

Della lettera dell’Anp al Ministro con cui Giorgio Rembado chiede in sostanza di fare tutto il possibile per evitare che gli esami di Stato siano una barzelletta, i giornali e i siti web mettono soprattutto in evidenza, specie nei titoli, la proposta di utilizzare i rilevatori di cellulari e quella di vietare ai siti la pubblicazione in tempo reale di traduzioni e soluzioni dei problemi. Ma, come giustamente fa notare il presidente dell’Anp, c’è anche un altro versante, non meno decisivo: quello di ridurre a zero la trascuratezza e l’indulgenza nei controlli di una parte dei commissari. Cioè una questione di etica professionale, grande assente nel dibattito pubblico sulla scuola, benché base indispensabile del suo buon funzionamento. E lo diciamo avendo ricevuto in questi anni decine e decine di testimonianze di colleghi che prendono sul serio il loro ruolo di pubblici ufficiali nonché quello di educatori.
Viene poi valorizzata l’obbiezione finanziaria del sito Skuola.net, che presuppone l’acquisto di un rilevatore per ogni classe (spendendo dai 450 mila a 2 milioni e duecentomila euro), quando ne basterebbero per cominciare uno o due per scuola; al cui acquisto potrebbero anche provvedere gli istituti sede d’esame, con la possibilità di utilizzarli anche durante l’anno. Venti o quaranta euro di esborso per la serietà della scuola se li possono permettere persino le disastrate casse delle scuole italiane.
Lo stesso sito, come abbiamo già rilevato ieri, considera poi sufficiente l’autoregolamentazione un po’ furbesca che limiti il divieto di pubblicazione delle prove al “tempo minimo di consegna”; e perché non fino al termine dell’orario d’esame?
Ne parlano tra gli altri La Repubblica, con un servizio di Corrado Zunino, e QN, parecchio sbilanciato dalla parte di Skuola.it. (GR)

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domenica 12 maggio 2013

UN PASSO AVANTI PER LA FORMAZIONE PROFESSIONALE IN TOSCANA

La Regione Toscana ha aperto agli Istituti alberghieri la possibilità di sperimentare in alcune prime classi, dal settembre 2013, il cosiddetto percorso professionale “complementare”. A differenza di quello “integrato”, che prevede solo una  molto parziale individualizzazione in senso laboratoriale per gli studenti in difficoltà, il complementare è un vero e proprio corso professionale autonomo, della durata di tre anni, con molte più ore di laboratorio e meno di altre materie più teoriche, al termine del quale viene rilasciata una qualifica utile per entrare nel mondo del lavoro. Chi vuole può anche rientrare nel normale percorso quinquennale di istruzione professionale. Insomma, esattamente la proposta che facemmo nel convegno fiorentino del novembre 2009, poi fatta propria nella primavera successiva da ottantasette presidi toscani con una lettera aperta in vista delle elezioni regionali. La novità è veramente importante e va dato atto agli assessorati competenti di aver avuto il coraggio, così poco frequente nell’establishment politico-amministrativo italiano, di rivedere le proprie posizioni; e questo tanto più va riconosciuto considerando nella sinistra l’ostilità verso la formazione professionale, specie per chi esce dalla scuola media, continua a essere ancora vastissima, come testimonia anche il recente programma elettorale del Pd. Peraltro neppure le forze politiche di opposizione hanno preso in questi anni su questa materia qualche iniziativa, né mi risulta che almeno le abbiano dedicato dei momenti di approfondimento. Intanto godiamo di questa bella novità, augurandoci che il nuovo percorso possa davvero intercettare  le  attese e  le  aspirazioni di quei ragazzi che si sentono maggiormente portati per la  formazione professionale. Sarà importante che tutte le classi coinvolte vengano costantemente monitorate, anche per poter portare dei correttivi qualora questi si rendessro opportuni. E auguriamoci che i tassi di bocciatura nelle prime e nelle seconde classi degli alberghieri possano subire una sensibile flessione. (VV)
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