lunedì 29 marzo 2010

LETTERA APERTA AI PARTITI E AI CANDIDATI ALLE PROSSIME ELEZIONI REGIONALI

I dati sulle ripetenze e sull’abbandono scolastico indicano il grado di difficoltà che tanti ragazzi incontrano nel passaggio dalle medie alle superiori. Il fenomeno è grave specialmente negli istituti professionali: soltanto nel primo anno tre studenti su dieci vengono bocciati o si ritirano. Il loro insuccesso dipende in molti casi da una scuola non adatta alle loro attitudini; e la frustrazione delle loro aspettative, già dannosa in sé, è a sua volta una causa importante del gran numero di classi difficili, a volte ingovernabili.
Ma è soprattutto l’esperienza sul campo ad averci convinto che la scuola deve offrire ai ragazzi che escono dalla scuola media un ventaglio di scelte ben più ampio di quello attuale, in modo che ciascuno possa imboccare la strada più confacente ai propri talenti. A questo scopo, riteniamo essenziale una rivalutazione della formazione professionale, che in altre regioni, e specialmente nelle province di Trento e di Bolzano, sta dando da anni risultati molto positivi. In Toscana, invece, attualmente l’obbligo si può assolvere solo nel canale dell’istruzione. Per i ragazzi in grave difficoltà è previsto un certo numero di ore di orientamento e di laboratori e, solo al termine del biennio, un anno “professionalizzante”, a cui può accedere un numero limitato di ragazzi. Bisogna fare molto di più.
Il fatto è che, nonostante le tante esperienze di alto livello in Italia e in Europa, ancora oggi molti pensano a questo canale formativo come puro addestramento al lavoro privo di contenuti culturali: insomma una scuola di serie B. Non abbiamo invece dubbi che essa sia scuola a tutti gli effetti e costituisca, se adeguatamente supportata e finanziata, una risorsa strategica per lo sviluppo e una preziosa possibilità di autorealizzazione per molti giovani.
Siamo consapevoli che si tratta di cambiamenti non realizzabili da un giorno all’altro, ma riteniamo indispensabile e urgente cominciare a muoversi in questa direzione. Proponiamo quindi che la Regione Toscana, in collaborazione con le amministrazioni provinciali, avvii quanto prima in tutte le province toscane, all’interno di un consistente numero di istituti professionali, la sperimentazione di percorsi triennali di formazione professionale a cui si possa accedere direttamente dopo l’esame di terza media - preservando comunque la possibilità di chiedere il passaggio all’istruzione superiore sia nel corso del triennio che dopo aver conseguito la qualifica.

I dirigenti scolastici (in ordine di adesione):

1. Valerio Vagnoli
Istituto superiore “Giorgio Vasari” di Figline Valdarno* (Fi)
2. Anna Maria Addabbo
Istituto d’Arte di Sesto Fiorentino e Montemurlo*
3. Anna Rita Borelli
Istituto superiore “Leopoldo II di Lorena” di Grosseto*
4. Ivan Gottlieb
Istituto superiore “Alessandro Volta” di Bagno a Ripoli
5. Fiorenza Giovannini
Scuola media “Giovanni della Casa” di Borgo San Lorenzo
6. Mario Sladojevich
Istituto tecnico Agrario e professionale per l’Agricoltura di Firenze*
7. Daniela Nuti
Istituto comprensivo di Reggello
8. Andrea Marchetti
Istituto superiore “Virgilio” di Empoli
9. Eda Bruni
Scuola media “Di Cambio-Angelico” di Firenze e I.C. di Calenzano
10. Tiziana Torri
Circolo didattico di Pontassieve
11. Giuliana Cinni
Istituto superiore “Enrico Fermi” di Empoli
12. Anna Maria Barbi
Liceo scientifico “Antonio Gramsci” di Firenze
13. Paola Mencarelli
Istituto superiore “Salvemini- D’Aosta” di Firenze
14. Giulio Mannucci
Istituto superiore “Ernesto Balducci “ di Pontassieve
15. Arnolfo Gengaroli
Istituto comprensivo “Ernesto Balducci” di Fiesole.
16. Massimo Primerano
Liceo classico “Michelangiolo” di Firenze
17. Giancarlo Fegatelli
Istituto superiore “Giuseppe Peano” di Firenze
18. Paolo Collini
Istituto superiore “Elsa Morante-Ginori Conti” di Firenze*
19. Anna Pezzati
Circolo didattico di Rignano sull’Arno
20. Barbara Zari
Scuola media “Bacci-Ridolfi” di Castelfiorentino
21. Valeria Bertusi
Istituto superiore “Giovanni Caselli” di Siena**
22. Maria Giovanna Lucchesi
Scuola media “Maria Maltoni” di Pontassieve
23. Andrea Menchetti
Istituto superiore “Matteo Civitali” di Lucca*
24. Giovanni Marrucchi
Istituto professionale “Luigi Einaudi” di Pistoia*
25. Aldo Piras
Istituto professionale “Antonio Pacinotti” di Pistoia*
26. Daniela Giovannini
Istituto Superiore “L. Da Vinci” Arcidosso, Grosseto
27. Michele Totaro
Circolo didattico 12 di Firenze
28. Marco Mori
Liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Firenze
29. Maria Delle Rose
Istituto professionale “Cellini-Tornabuoni-De Medici” *
30. Alessandro Marinelli
Istituto superiore “Arturo Checchi” di Fucecchio*
31. Gino Artuso
Istituto superiore “Del Rosso-Alighieri” di Orbetello
32. Clara Pistolesi
Liceo scientifico “Piero Gobetti” di Firenze
33. Marco Parri
Istituto superiore “San Giovanni Bosco” di Colle Val d’Elsa
34. Barbara Figliolìa
Istituto comprensivo 2 di Bagno a Ripoli
35. Fiorella Fambrini
Istituti superiori “Barsanti” di Massa e “Pacinotti” di Bagnone (Ms)*
36. Oliviero Appolloni
Istituto comprensivo “Cecco Angiolieri” di Siena
37. Anna Oragano
Scuola media unificata di Sansepolcro (Ar)
38. Fabrizio Poli
Istituto Superiore “ Guglielmo Marconi” San Giovanni Valdarno*
39. Santi Marroncini
Istituto tecnico commerciale “Aldo Capitini” di Agliana (Pt)
40. Sandro Marsibilio
Istituto comprensivo "Lorenzetti" di Sovicille (Si)
41. Lucia Capizzi
Istituto tecnico e scientifico “Galilei” di Viareggio
42. Cristina Grieco
Istituto tecnico commerciale “Amerigo Vespucci” di Livorno
43. Diana Marchini
Istituto comprensivo “Fossola-Gentili” di Carrara
44. Marta Paoli
Istituto tecnico commerciale “Sallustio Bandini” di Siena
45. Concetta Battaglia
Istituto comprensivo “Vincenzo Galilei” di Pisa
46. Andrea Simonetti
Istituto comprensivo “Leonardo Da Vinci” di Avenza Carrara (Ms)
47. Massimo Dal Poggetto
Istituto comprensivo “"Centro Migliarina Motto" di Viareggio
48. Loretta Borri
Istituto comprensivo di Roccastrada (Gr)
49. Marco Panti
Istituto comprensivo “Piero della Francesca” di Firenze
50. Enio Lucherini
Scuola media “Guido Cavalcanti” di Sesto Fiorentino
51. Luciano Tagliaferri
Istituto superiore “Giovagnoli” di Sansepolcro e Anghiari* e "Piero della Francesca" di Arezzo
52. Gianna Valente
2° Circolo didattico “Antonio Benci” di Livorno
53. Lida Sacconi
Ist. compr. “Gereschi” di Pontasserchio e San Giuliano Terme (Pi)
54. Eva Bianconi
Circolo Didattico di Cerreto Guidi (Fi)
55. Ruggiero Dipace
Istituto tecnico commerciale e per geometri “Toniolo” di Massa
56. Aldo Pampaloni
Ist. compr. “F. Mochi” di Levane-Montevarchi e ITI “Ferraris” di S.
57. Daniela Travi
Istituto comprensivo “Gandhi” di Pontedera (Pi)
58. Gino Cappè
Istituto superiore “Artemisia Gentileschi” di Carrara
59. Maria Cristina Calamai
Istituto comprensivo di Pelago (Fi)
60. Donatella Frilli
Istituto comprensivo “Manzoni- Baracca” di Firenze
61. Maria Josè Manfré
Istituto tecnico commerciale “Dagomari” di Prato
62. Maria Pina Cirillo
3° Circolo didattico di Carrara
63. Anna Rugani
Scuola media “Del Prete-De Nobili-Massei” (Lucca)
64. Maria Beatrice Capecchi
Scuola media “Giovanni Pascoli” di Montepulciano (Si)
65. Sandro Orsi
Istituto comprensivo di Pietrasanta 1 (Lu)
66. Simonetta Ferrini
Istituto comprensivo di Certaldo (Fi)
67. Vito Pace
Scuola media “Giusti- Gramsci” di Monsummano Terme (Pt)
68. Fabrizio Martinolli
Istituto superiore “Einaudi-Ceccherelli” di Piombino*
69. Ave Marchi
Istituto tecnico commerciale “Francesco Carrara” di Lucca
70. Rosa Celardo
Istituto comprensivo “Francesco Petrarca” di Montevarchi (Ar)
71. Giovanni Parente
Scuola media “Leonardo da Vinci” di Figline Valdarno
72. Cinzia Machetti
Istituto comprensivo di Civitella Paganico (Gr)
73. Milvia Gugnali
Istituto comprensivo “John Lennon” di Sinalunga (Si)
74. Maria Cristina Tundo
Scuola media “Masaccio-Calvino-Don Milani” di Firenze
75. Marco Coretti
Istituto comprensivo “O. Vannini” di Casteldelpiano (Gr)
76. Sonia Cirri
Scuola media “Botticelli-Puccini” di Firenze
77. Stefano Pagni Fedi
2° Circolo didattico di Firenze
78. Daniela Venturi
Istituto superiore “Sandro Pertini” di San Concordio (Lu)
79. Elisabetta Pastacaldi
Istituto d’Arte “Policarpo Petrocchi” di Pistoia
80. Giuseppina Cappellini
Istituto comprensivo “Mazzoni” di Prato
81. Patrizia D’Incalci
Istituto comprensivo “Ghiberti” di Firenze
82. Rolando Casamonti
Istituto superiore “Agnoletti” di Sesto Fiorentino
83. Eleonora Pagni
15° Circolo didattico di Firenze
84. Nicola Lofrese
Istituto tecnico commerciale e per il turismo "Carlo Piaggia" di Viareggio
85. Adelina Franci
Istituto comprensivo di Signa (Fi)

* Istituti professionali o comprendenti indirizzi professionali

martedì 23 marzo 2010

RISPOSTA AI FIRMATARI DELLE "RIFLESSIONI SULLA LETTERA APERTA DEI 61 DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA TOSCANA"

Nelle vostre riflessioni sulla lettera dei Dirigenti scolastici - che a oggi sono ormai 81 - abbiamo apprezzato il pieno riconoscimento non solo dell’esistenza, ma anche della drammaticità dei problemi che sono all’origine dell’iniziativa e che voi correttamente individuate. Il vostro dissenso è sulla proposta avanzata nella lettera, che noi invece riteniamo adeguata non solo per avviare a soluzione quei problemi, ma per rispondere anche alla vostra principale preoccupazione, quella di evitare “l’uscita dal percorso scolastico”.
La vostra prima obbiezione è che iniziare dopo la scuola media un corso di formazione professionale sarebbe una scelta “eccessivamente precoce”. Ma non comprendiamo per quale motivo a quattordici anni ci si possa iscrivere senza problemi a un istituto professionale per poi fare il cuoco o l’elettricista, mentre sarebbe troppo presto per chi vuole diventare, ad esempio, “operatore dell’abbigliamento” o “riparatore di autoveicoli”. Qualsiasi scelta del resto, anche quella di frequentare un liceo, è in qualche misura condizionante, specialmente se si rivela sbagliata. L’essenziale è che sia previsto, come ormai è ovunque, il modo di correggerla, “preservando la possibilità di chiedere il passaggio all’istruzione superiore”, dice appunto l’appello dei prèsidi. Ma soprattutto, cosa offriamo oggi in alternativa a tanti ragazzi? Una precoce, determinante e preclusiva espulsione dalla scuola; oppure, per pochi di loro e solo dopo aver accumulato frustrazioni e fallimenti, la possibilità di un terzo anno professionalizzante.
La proposta degli 81 prèsidi si colloca realisticamente nel contesto toscano e lascia agli istituti professionali la guida dei nuovi corsi. “L’alternativa suggerita” non è quella di Trento, che abbiamo voluto citare soprattutto per il drastico ridimensionamento della dispersione scolastica ottenuto negli ultimi anni con l’offerta di una qualificata formazione professionale, anche per l’assolvimento dell’obbligo scolastico. Anche qui, però, dobbiamo rispondere a un’altra vostra obbiezione, secondo la quale “la formazione professionale fatta a Trento e Bolzano ha una ragion d’essere se non è in parallelo con l’istruzione professionale”, altrimenti rischia di trasformarsi in una sorta di ghetto; e che proprio per questo la provincia di Trento ha chiuso gli istituti professionali. Ma questi ultimi spariranno solo a partire dal prossimo anno scolastico, mentre la loro presenza non ha finora impedito lo straordinario successo della formazione professionale, a cui si iscrive già oggi il 20% della popolazione scolastica, con un tasso di dispersione sceso fino al 9%.
In tutta sincerità ci sembra infine da escludere che i problemi di cui parliamo possano essere affrontati in modo efficace solo con il cambiamento delle metodologie didattiche (che tra l’altro voi stessi, con onestà intellettuale, considerate “un processo lungo e laborioso”); ed è un po’ singolare che nell’auspicarlo facciate riferimento al Regolamento dei nuovi professionali, a nostro avviso la parte più debole della Riforma, che, mentre parla di didattica laboratoriale, riduce a livelli minimi le ore di laboratorio. Non illudiamoci: per i tanti ragazzi che fin dalle medie hanno un piede fuori dalla scuola non c’è metodologia che tenga. È necessario e urgente disegnare per loro un percorso scolastico che, riconsiderando i confini tra formazione e istruzione, preveda un elevato monte ore di attività laboratoriali, stage ecc., e che abbia quindi realmente la possibilità, come ha scritto Giorgio Allulli, “di rispondere alle necessità di coloro che apprendono secondo stili cognitivi diversi, partendo dalla pratica per arrivare alla conoscenza teorica attraverso la riflessione sulla pratica, e dunque attraverso un processo di apprendimento circolare”. Diversamente “il rischio è quello di perdere i giovani per strada, o di trattenerli fino a 16 anni dentro le aule scolastiche, pluriripetenti esausti e pronti alla fuga da qualsiasi ulteriore proposta formativa.” [1]
Noi e i firmatari della lettera siamo naturalmente disponibili a ulteriori momenti di confronto; nel frattempo vi mandiamo i nostri più cordiali saluti.

Sergio Casprini, Andrea Ragazzini, Giorgio Ragazzini, Valerio Vagnoli

[1] Giorgio Allulli, Risposta a Maurizio Tiriticco, da “Tuttoscuola.com”, 23 gennaio 2006

RIFLESSIONI SULLA LETTERA APERTA DEI 61 DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA TOSCANA

Nei giorni scorsi un gruppo di 61 dirigenti scolastici della Toscana ha espresso, attraverso una “lettera aperta”, una proposta ai partiti ed ai candidati alle prossime elezioni regionali. Questa invita la prossima Amministrazione Regionale, in accordo con le Province, ad avviare in un “consistente numero di istituti professionali” la “sperimentazione di percorsi triennali di formazione professionale a cui si possa accedere dopo l’esame di terza media”.

La proposta nasce da considerazioni importanti e, indubbiamente, corrispondenti alla verità:
1. la difficoltà di una rilevante quantità di studenti ad adattarsi alle regole ed ai metodi di insegnamento/apprendimento della attuale scuola superiore, anche se “professionale”;
2. la conseguente difficile governabilità di alcune classi prime (ma anche, talora, seconde) degli Istituti Professionali con relativo “burn out” dei docenti;
3. l’altissima percentuale (oltre il 30%) di “non promozioni” nelle prime classi degli istituti superiori (ed in particolare degli Istituti Professionali) che produce un rilevante tasso di dispersione scolastica e un conseguente abbandono degli studi;

Pur condividendo questi punti di partenza riteniamo che la proposta fatta sia discutibile:
-> Essa parte dal presupposto che a 14 anni, in alternativa alla scuola, ci sia una “strada più confacente ai propri talenti”, mentre noi riteniamo che a quell’età difficilmente possano essere fatte scelte, che rischiano, in quanto eccessivamente precoci, di essere determinanti e preclusive rispetto a ciò che potrebbe essere individuato in età più adulta e consapevole
-> L’alternativa suggerita, ossia la formazione professionale fatta a Trento e Bolzano, ha una ragion d’essere se non è in parallelo con l’istruzione professionale, in caso contrario rischia di essere solo un contenitore funzionante da ricettacolo per coloro che, per motivi vari (dalle capacità alle motivazioni), scelgono volontariamente o meno, di lasciare il percorso scolastico.
Proprio per evitare questo pericolo, infatti, le Province di Trento e Bolzano hanno contemporaneamente provveduto alla chiusura degli istituti professionali di Stato e investito notevoli risorse (i docenti hanno una retribuzione maggiorata di circa il 30%) sulla qualità e la metodologia dell’insegnamento.
Sempre in questo ambito, visto che nella “lettera” si citano “esperienze di alto livello in Italia e in Europa” vale la pena di ricordare il caso della Germania (dove è in vigore un sistema scolastico simile a quello auspicato per l’Italia: un “gymnasium”, corrispondente al liceo, una “realschule” ed una “gesamtschule”, corrispondenti ai tecnici e professionali, e una “hauptschule”, ossia l’istruzione professionale. l’UNESCO, dopo i pessimi risultati tedeschi rilevati da PISA 2004, ha ingiunto alla Germania di rimediare al basso livello della “hauptschule” considerata un vero e proprio “ghetto per immigrati” (dalla relazione di Patroncini al Forum nazionale su scuola secondaria superiore: istruzione tecnica, istruzione professionale, Piacenza 11.01.2008).

Ma la nostra riflessione non tende a mettere la testa sotto la sabbia e fingere che i problemi citati nei tre punti iniziali non esistano, sappiamo bene che ci sono e che sono seri, perciò… come intervenire in modo incisivo?
Ritenendo che l’uscita dal percorso scolastico possa solo acuire i fenomeni di emarginazione, pensiamo ad una scuola qualitativamente diversa per gli studenti meno motivati verso gli studi basati sull’astrazione dei concetti. Pensiamo che la proposta vera sia puntare sulla metodologia dell’insegnamento, cosa che viene individuata anche nel recente decreto di riordino dell’Istruzione Professionale; in esso infatti si dice che i percorsi degli istituti professionali (art.5, punto 2, comma d) “si sviluppano soprattutto attraverso metodologie basate su : la didattica di laboratorio, anche per valorizzare stili di apprendimento induttivi; l'orientamento progressivo, l'analisi e la soluzione dei problemi relativi al settore produttivo di riferimento; il lavoro cooperativo per progetti; la personalizzazione dei prodotti e dei servizi attraverso l'uso delle tecnologie e del pensiero creativo; la gestione di processi in contesti organizzati e l'alternanza scuola lavoro”. Questo necessariamente deve prevedere un incremento dell’attività laboratoriale nel biennio dei professionali con anche, se non dei veri e propri stage, la possibilità di progetti guidati per attività nell’ambito lavorativo.
Si tratta quindi di intraprendere con coerenza, impegnando le risorse necessarie, la strada dell’innovazione didattica necessaria ad assicurare il maggior livello di apprendimento possibile ai giovani meno motivati allo studio, a quelli appartenenti agli strati sociali più marginali, agli studenti immigrati.

Certo la scuola non può essere sola a sostenere questo impegno, il cambiamento delle metodologie didattiche è un processo lungo e laborioso che non può essere fatto artigianalmente dalla singola istituzione scolastica o essere relegato a sperimentazioni sempre a rischio di adeguato finanziamento; deve essere frutto di una precisa volontà istituzionale e, gradualmente, portato a sistema.

Massimo Batoni - dirigente scolastico IIS “Leonardo da Vinci”, Firenze
Giacomo D’Agostino - dirigente scolastico IIS “F.Enriques”, Castelfiorentino
Daniela Borghesi - dirigente scolastico Liceo Scientifico “Il Pontormo”, Empoli
Doriano Bizzarri - dirigente scolastico dell’IC “Montagnola-Gramsci”, Firenze
Saverio Craparo - dirigente scolastico Istituto Professionale “Sassetti”, Firenze
Luciano Rutigliano - dirigente scolastico Istituto Professionale Alberghiero “Saffi”, Firenze
Laura Chirici - dirigente scolastico Scuola Media “Pascetti”, Sesto Fiorentino
Federico Marucelli - dirigente scolastico IC “Terzo comprensivo”, Scandicci

sabato 13 marzo 2010

"CAMBIAMO GLI ISTITUTI TECNICI" - 61 PRESIDI SCRIVONO AI CANDIDATI

di Gaia Rau

Una lettera aperta firmata da sessantuno presidi toscani e indirizzata ai partiti e ai candidati alle prossime elezioni regionali per chiedere trasformazioni radicali in ambito di formazione professionale. L´iniziativa, che sarà presentata domani al liceo Michelangelo, è del "Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità", e vede l´adesione di dirigenti scolastici di elementari, medie e superiori fra i quali Valerio Vagnoli, preside dell´istituto "Vasari" di Figline, uno fra i più grandi del territorio, frequentato da circa 1,300 allievi provenienti dall´intero Valdarno. Punto di partenza del documento, che arriva in un momento di forte discussione intorno alla riforma dell´istruzione secondaria varata dal ministro Mariastella Gelmini (fra pochi giorni, il 26 marzo, scadranno le iscrizioni alle superiori, e finora l´attuazione delle nuove norme sulla semplificazione degli indirizzi è stata contrassegnata da confusione e incertezze), la constatazione del gran numero di bocciature e abbandoni scolastici soprattutto nei primi due anni: «Soltanto nel primo anno tre studenti su dieci vengono bocciati o si ritirano», spiegano nella lettera-appello i sessantuno presidi. Dati in linea con quelli diffusi lo scorso novembre dalla Provincia, secondo cui gli abbandoni fra il primo e il secondo anno riguarderebbero il 18 per cento degli studenti a Firenze e Provincia, il 20,5 per cento in tutta la Toscana. Da qui la denuncia dei dirigenti scolastici: «A questi ragazzi gli istituti professionali statali (anche quelli previsti dalla riforma Gelmini) non offrono, con il limitatissimo numero di ore di laboratorio, dei percorsi adeguati alle loro aspettative e ai loro talenti». Per questo motivo i firmatari del documento guardano ad esperienze diverse da quella toscana, prima fra tutte quella del Trentino Alto Adige, dove esiste la possibilità di assolvere agli ultimi due anni di obbligo scolastico attraverso percorsi professionalizzanti, dei veri e propri apprendistati che potrebbero sostituire le lezioni dal carattere eccessivamente teorico che caratterizzano la maggior parte dell´attività didattica anche negli istituti professionali. Anche perché, sottolineano i firmatari della lettera, «dove questo è possibile la percentuale degli insuccessi è molto più ridotta». ("La Repubblica", giovedì 11 marzo 2010)