lunedì 23 gennaio 2012

CITAZIONI - LA SANZIONE EDUCATIVA


Il proverbio latino “Repetita iuvant”, che sembra formulato per i distratti o i duri di comprendonio, esprime una verità psicologica fondamentale: il passaggio dalla nozione di un problema a una reale convinzione riguardo alla sua importanza non è per nulla scontato. Può derivare dal coinvolgimento diretto nell’esperienza oppure da una serie di approfondimenti e di riflessioni che, specialmente se provenienti da persone autorevoli, possono provocare quella “massa critica” di elementi conoscitivi ed emotivi (come una certa preoccupazione) che ne fanno un centro di interesse e una chiave di lettura della realtà. Per esempio, chi non concorda a parole sull’importanza dei rispetto delle regole? Eppure è ancora raro che un’affermazione del genere comporti poi un’accettabile coerenza nelle valutazioni e nei comportamenti; anzi è frequente che venga subito fatta seguire da un “ma” che ne riduce drasticamente o addirittura ne ribalta il significato.
È questo il motivo per cui i problemi dell’educazione familiare e scolastica e il loro legame con la situazione dell’etica pubblica sono così spesso richiamati su questo blog, sia partendo da notizie di cronaca che attraverso citazioni da saggi che in qualche modo trattino questo tema e quello strettamente connesso, ma molto meno popolare, delle sanzioni. È oggi la volta di Piccoli bulli crescono della  psicologa e psicoterapeuta Anna Oliverio Ferraris (2007). 

Contrariamente a chi vede nelle sanzioni un odioso esercizio del potere, c’è chi le considera invece un mezzo per rendere bambini e ragazzi consapevoli dei loro atti e promuovere la riflessione e la libertà di scelta. La sanzione educativa non è una contro-violenza, non ha carattere vendicativo, non c’è in essa né umiliazione né rappresaglia, ma ha il valore di un segnale, di una battuta d’arresto volta a spezzare una tendenza. È il mezzo, non certo il fine. Chi difende la sanzione educativa sostiene che un ragazzo che proviene da una famiglia o da un ambiente in cui riceve messaggi confusi su ciò che è bene e ciò che e male, o anche nessun messaggio, ha un’occasione per imparare e per capire che cosa la comunità si aspetta da lui come da tutti gli altri (Sullivan, 2000). Chi la critica sostiene invece che così facendo si riproduce una condizione tipica del bullismo: da un lato c’è una persona che ha potere, dall’altro una persona che ne è priva. È interessante, a questo proposito, l’apporto della psicoanalisi, secondo cui in certe circostanze il colpevole non solo si attende una sanzione, ma la ricerca. Secondo Sigmund Freud questo bisogno di espiazione risulta da uno stato di tensione, di contrasto e a volte di scissione tra Io e Super-Io (ossia l’istanza morale incorporata nella coscienza) [...] Il bisogno di fare qualcosa per riparare è un sentimento piuttosto diffuso a tutte le età e poter pagare il debito consente di alleviare il senso di colpa. [...] La sanzione educativa attribuisce a ognuno la responsabilità dei propri atti e fornendo un risarcimento alla vittima ristabilisce l’equilibrio che è stato alterato.


venerdì 13 gennaio 2012

IL PAESE DEL PRESSAPPOCO - RECENSIONE

Povera Italia finita allo sbando
Si legge con intenso e spesso amaro diletto questo pamphlet di Raffaele Simone, intitolato Il paese del pressappoco. Autorevole linguista, l' autore immagina di inviare trentacinque lettere a un suo amico straniero che ha vissuto a lungo in Italia, e poi ne è partito, anzi quasi "fuggito". Il pretesto epistolare consente a Simone di esplorare la letteratura che ha per tema la nostra comunità nazionale e i suoi dati di carattere. Dai fondatori della moderna scienza politica ai viaggiatori-memorialisti del Grand Tour, da qualche sublime artista in veste di entomologo sociale (Leopardi avanti a tutti) agli antifascisti più sagaci e disperati: sarebbe difficile scoprire una sdrucitura nella trama dei suoi rimandi culturali. Il tutto, distribuito qua e là nel volume, a sostegno d' una tesi di fondo: l' Italia è un «paese minore», che giace «su un fondo immobile di radicale, incorreggibile arretratezza». La stessa bellezza di cui lo hanno dotato la natura e la storia viene considerata un impaccio da neutralizzare. La vita sociale è un inferno per la somma inesauribile degli egocentrismi. Nulla funziona a dovere. La giustizia è permeata da una cultura clericale che - affermava Salvemini - «punisce il peccato come se fosse delitto e perdona il delitto come se fosse peccato». La vita familiare è viziata da quel "mammismo" al quale nel 1998 Antonio Gambino dedicò un saggio assai penetrante, Inventario italiano. E poi, il rumore eletto a genius loci, i mezzi pubblici ridotti a «sentine di coatti e di sfigati»; i motorini trionfanti, «truci blade runner a cui nulla e nessuno può opporsi». «Inefficiente, abusiva, sporca scostante, inquinata, provinciale»: tutto questo è la (mancata) nazione italiana, che si conferma ogni giorno di più, gobettianamente, «nata da un soliloquio di Cavour». L' umor nero dell' autore non concede altra requie che non sia l' eleganza dello stile. Ma è già tanto. Sulla problematica ricerca di soluzioni domina un lucido sconforto. 

Il paese del pressappoco di Raffaele Simone, Garzanti, Pagg. 236, euro 14


(Da "La Repubblica" del 22 ottobre 2005)

venerdì 6 gennaio 2012

CITAZIONI - DA "A COSA SERVE LA POLITICA?", DI PIERO ANGELA

La de-meritocrazia
La questione del merito va ben al di là del giusto riconoscimento dei valori individuali e della qualità del lavoro svolto: perché quando si passa dal livello singolo a quello collettivo, il merito cambia natura, esce dalla dimensione etica ed entra in quella economica.
In altre parole, se un paese premia il merito a tutti i livelli, crea le condizioni per migliorare il funzionamento della società e questo aiuta anche a migliorare la sua competitività. [...]
L’European House dello Studio Ambrosetti di Milano ha pubblicato uno studio proprio sul problema del merito (Come promuovere il merito in Italia) valendosi anche di ricerche e sondaggi realizzati da vari istituti internazionali, nel quale si mettono a fuoco i principali elementi che tolgono spazio al merito: l’affiliazione (in particolare il nepotismo e la raccomandazione), gli automatismi, quando l’avanzamento nella carriera poggia solamente sull’anzianità di servizio, la circolarità, quando c’è conflitto di interessi tra controllori e controllati (per esempio quando i componenti di enti agenzie che dovrebbero controllare l’attività governativa vengono nominati dal governo stesso) e l’opacità, cioè la mancanza di trasparenza nelle assunzioni e nelle promozioni, quando sfuggono a criteri di chiarezza e lasciano spazio a scelte discrezionali. [...]

Rispetto delle regole
Molti anni fa avevo portato i miei figli in una gita in campagna, nei pressi di Roma. Con noi venne anche un bambino olandese, figlio di nostri vicini. Ci accampammo per un picnic vicino a un fiumiciattolo. Poco distante un uomo stava pescando, proprio accanto a un cartello con la scritta “Vietato pescare”. Il bambino olandese si alzò e andò da quell’uomo, indicandogli il cartello e dicendogli che lì non si poteva pescare!
Ecco. La buona educazione consiste non soltanto nel comportarsi bene, ma anche nel fare in modo che gli altri si comportino bene. Rispettare le regole, ma anche farle rispettare. Si sa che questo secondo aspetto è poco popolare da noi (“Ma di cosa ti impicci!”, “Lascia perdere!”, “Vivi e lascia vivere”, ecc.).  Questo modo di agire, o meglio di non reagire, ha creato in un certo senso un’assuefazione ai piccoli (ma poi anche ai grandi) abusi. E ha abituato gran parte della gente a non intervenire per correggere certe piccole illegalità, magari alzando gli occhi al cielo.

Premi e punizioni
Il fatto è che nel nostro paese, così come non si premia il merito, non si punisce chi trasgredisce. Ne ho discusso a volte con dei politici: mi hanno detto che bisogna “educare” i cittadini. [...] Qualunque forma di educazione è fatta di premi e punizioni (dei tipi più diversi) e la loro mancanza lascia libero campo a comportamenti cialtroneschi, oppure a danni non solo alle persone meritevoli ma anche alla collettività.