(Segue) Prendo doverosamente atto della smentita della dirigente e comprendo senz’altro il suo stato d’animo per il giudizio che io stesso ho definito “piuttosto ruvido” nel modo in cui è stato espresso. Magari avrei potuto premettere “Se questo è veramente accaduto” (il cosiddetto “beneficio d’inventario”), vorrei però ribadire che i miei giudizi, di cui mi assumo la responsabilità, si basavano su quanto era stato riportato su "La Repubblica" da Mario Neri. Non è quindi molto logico risentirsi solo con chi ha commentato delle notizie e non prioritariamente con chi le ha scritte, il quale soltanto è responsabile della loro veridicità. Lascio ai lettori il compito di valutare la legittimità delle conclusioni che ne ho tratto.
Ho proposto di pubblicare sul blog una smentita con lo stesso rilievo del post, ma la dirigente ha rifiutato, per non alimentare polemiche, e per lo stesso motivo non invierà nessuna smentita a “Repubblica”, come io le suggerivo. In un secondo momento ha però detto che avrei potuto sintetizzare il contenuto della telefonata, cosa che ho cercato di fare, sperando di essere stato passabilmente fedele. (Giorgio Ragazzini)
Aggiungo a quanto scritto ieri che ho spiegato alla preside di aver usato il termine "colludere" nel senso in cui lo si fa in psicologia, per indicare un atteggiamento che contribuisce a rafforzare (o non giova a modificare) un comportamento; e lo avevo già precisato precedentemente in un commento. Le ho detto che non lo pensavo affatto come sinonimo di "complicità". Davo quindi per scontata la buona fede. Del resto il mio testo parla esplicitamente di scarsa conspevolezza dei propri ruoli. C'è una sentenza del '91 che chiarisce bene cosa intendevo dire e che ho già ricordato nel commento al post citato più sopra. La pretura di Pistoia, in un caso di occupazione, affermava che c'erano stati i reati di invasione e di interruzione del pubblico servizio, ma al tempo stesso si osservava come “da parte del preside, della polizia e del corpo docente siano stati posti in essere comportamenti tali da indurre in errore i giovani studenti in ordine all’antigiuridicità della condotta". Pertanto "appare evidente che gli studenti abbiano erroneamente supposto" di fare qualcosa di lecito (e per questo furono assolti). A mio parere dall'articolo di Mario Neri si poteva trarre una simile conclusione. Per dirne una: se l'assemblea è senz'altro un diritto degli studenti, l'ordine del giorno dovrebbe a mio avviso essere approvato dal dirigente, come infatti stabiliscono molti regolamenti d'istituto. Nel caso che vi figuri un reato, a mio parere un dirigente non dovrebbe consentire di discuterne, proprio per dare un segnale chiaro in merito alla gravità dei propositi degli studenti.
Aggiungo a quanto scritto ieri che ho spiegato alla preside di aver usato il termine "colludere" nel senso in cui lo si fa in psicologia, per indicare un atteggiamento che contribuisce a rafforzare (o non giova a modificare) un comportamento; e lo avevo già precisato precedentemente in un commento. Le ho detto che non lo pensavo affatto come sinonimo di "complicità". Davo quindi per scontata la buona fede. Del resto il mio testo parla esplicitamente di scarsa conspevolezza dei propri ruoli. C'è una sentenza del '91 che chiarisce bene cosa intendevo dire e che ho già ricordato nel commento al post citato più sopra. La pretura di Pistoia, in un caso di occupazione, affermava che c'erano stati i reati di invasione e di interruzione del pubblico servizio, ma al tempo stesso si osservava come “da parte del preside, della polizia e del corpo docente siano stati posti in essere comportamenti tali da indurre in errore i giovani studenti in ordine all’antigiuridicità della condotta". Pertanto "appare evidente che gli studenti abbiano erroneamente supposto" di fare qualcosa di lecito (e per questo furono assolti). A mio parere dall'articolo di Mario Neri si poteva trarre una simile conclusione. Per dirne una: se l'assemblea è senz'altro un diritto degli studenti, l'ordine del giorno dovrebbe a mio avviso essere approvato dal dirigente, come infatti stabiliscono molti regolamenti d'istituto. Nel caso che vi figuri un reato, a mio parere un dirigente non dovrebbe consentire di discuterne, proprio per dare un segnale chiaro in merito alla gravità dei propositi degli studenti.