In sintesi, il capitolo Trattamento
economico e progressione di carriera della “Buona scuola” prevede che gli
scatti automatici in base all’anzianità di servizio lascino il posto a “scatti
di competenza” triennali, “legati all’impegno e alla qualità del proprio
lavoro”. Riservati, però, solo a due terzi del corpo docente di ogni istituto.
Si intuisce che c’è di mezzo un problema di programmazione della spesa, oltre a
esperienze di premi distribuiti “a pioggia” nella pubblica amministrazione,
invece di andare solo ai meritevoli. Tuttavia il meccanismo è davvero iniquo. E controproducente, se si pensa che ne risulteranno mortificati molti insegnanti
che lavorano dignitosamente: non è infatti pensabile che un terzo del corpo
docente sia fatto tutto di incapaci e di assenteisti. Gli estensori del
progetto se ne rendono conto, ma il rimedio che suggeriscono è tanto avvilente
quanto improbabile: “I docenti mediamente bravi [così sono garbatamente definiti gli esclusi dagli aumenti, NdA],
per avere più possibilità di maturare lo scatto, potrebbero volersi spostare in
scuole dove la qualità dell’insegnamento è mediamente meno buona”. Figuriamoci
quanto appeal avrebbe la prospettiva
di andarsi a cercare le scuole peggiori, per poter guadagnare, dopo tre anni,
sessanta euro in più. La cosa, si dice, migliorerebbe anche il livello di tali
istituti. Veramente, come si fa in altri paesi
e come suggerisce il buonsenso, per migliorare le scuole bisognerebbe
mandarci non i docenti “mediamente bravi”, ma quelli migliori (e per questi è
giusto prevedere una congrua indennità). Inoltre, perché la stessa scommessa
non dovrebbero tentarla anche gli insegnanti scadenti? Si otterrebbe così un
risultato addirittura opposto a quello voluto.
Proviamo allora a immaginare un sistema alternativo. Per prima
cosa non ci devono essere quote prefissate per la progressione stipendiale, per
i motivi che abbiamo già spiegato. Inoltre è sbagliato eliminare l’anzianità
come criterio retributivo; sarebbe, come sottolinea “Tuttoscuola”, l’unico caso
in Europa. Il numero di anni di servizio non è una garanzia assoluta di
miglioramento, ma non si può per questo negare il valore dell’esperienza,
soprattutto se si lavora con impegno e in un ambiente scolastico che favorisce
la crescita professionale. Si può però evitare il completo automatismo della
progressione stipendiale affiancando all’anzianità il correttivo del demerito.
Per il demerito grave (sul piano delle capacità o su quello della deontologia
professionale) ci deve essere la possibilità di allontanare dall’insegnamento i
docenti inadeguati, come abbiamo più volte ribadito. Nei casi meno gravi,
invece, soprattutto per ripetute mancanze ai propri doveri professionali (nei
confronti di alunni, colleghi, genitori), si può prevedere il mancato scatto
stipendiale o una sua decurtazione. Sarebbe anche da valutare una parallela
incidenza del demerito sul punteggio in graduatoria.
Con un sistema di questo tipo avremmo di fatto un riconoscimento
del merito di chi lavora con serietà, cioè della grande maggioranza dei
docenti, finora trattata allo stesso modo di una minoranza – probabilmente
modesta – che non fa altrettanto. Tutto questo implica naturalmente una forma
di valutazione periodica che, con le dovute garanzie, certifichi un livello
sufficiente o meno di professionalità. A questo proposito, speriamo che si
colga l’occasione per definire finalmente un codice di comportamento degli
insegnanti; dai quali, anzi, ci auguriamo che vengano sollecitazioni e proposte
in merito.
Inoltre, il superamento di un determinato numero di “soglie
stipendiali” potrebbe costituire uno dei requisiti necessari, insieme ad altri
che attestino le competenze richieste, per l’accesso selettivo a ruoli di
coordinamento, di progettazione o di supporto, e anche a distacchi presso le
facoltà universitarie per formare i futuri docenti.
In conclusione, riteniamo che un sistema di questo genere, oltre a essere
molto più equo di quello prospettato nella “Buona Scuola”, sia anche in grado
di favorire una maggiore consapevolezza delle responsabilità inerenti al
proprio ruolo e a prevenire quindi la maggior parte dei comportamenti poco
professionali.