martedì 25 marzo 2014

UN INTERVENTO SULLA FORMAZIONE PROFESSIONALE DURANTE "LA GIORNATA DI ASCOLTO DELLA SCUOLA"

Intervento di Giorgio Ragazzini a nome della Fondazione “La Prova del Nove” dell’Istituto alberghiero “Saffi” di Firenze nella “Giornata di ascolto nel mondo della scuola” promossa dal Partito Democratico e tenutasi a Roma lo scorso lunedì 10 marzo.
Parlerò di formazione professionale partendo da un ristorante. Si chiama “La Prova del Nove”, si trova a Firenze ed è stato inaugurato lo scorso 23 dicembre. Lo ha creato – caso unico in Italia – l’istituto alberghiero statale “Aurelio Saffi” attraverso una fondazione ad hoc senza fini di lucro, con l’idea di farne una scuola di alta formazione professionale, ma anche un’occasione di qualificato tirocinio per i suoi studenti. Ci lavorano infatti, con la supervisione di alcuni insegnanti, sette ex allievi, scelti tra i migliori diplomati, con contratto a tempo indeterminato, a cui si aggiungono nove neodiplomati con una borsa di studio annuale, che in pratica fruiscono di un vero e proprio master sotto la guida dei colleghi più anziani; e infine, a turni di quindici giorni ciascuno, 120-130 attuali allievi dell’istituto per uno stage vero, serio, impegnativo, anche perché si tratta di ristorazione di altissima qualità, non di una trattoria alla buona. Tutti questi ragazzi fanno questa esperienza con grandissima soddisfazione.
Per azzardare questa scommessa e per affrontare il lungo iter burocratico che è stato necessario (sennò non saremmo in Italia) c’è voluta la determinazione di un preside fermamente convinto dell’importanza fondamentale della formazione professionale per combattere l’insuccesso scolastico, per sostenere lo sviluppo economico con persone davvero preparate e motivate, per rinnovare la scuola italiana, troppo legata allo studio teorico, dotandola di un canale formativo di pari dignità rispetto a quelli fino a oggi più diffusi.
L’idea che la cultura liceale si dovesse almeno in parte estendere anche agli altri indirizzi, fece sì che nei primi anni novanta si snaturassero totalmente, appunto licealizzandoli, i tecnici e i professionali, alterando in modo grave la loro identità.
Una scelta rovinosa, recentemente aggravata dalla riforma Gelmini, con la conseguenza di percentuali di abbandoni e di insuccessi nel primo biennio dei professionali che veleggiano intorno al 40%  e più. Mentre il Trentino è invece sceso al 9-10% grazie a una forte e qualificata offerta di formazione professionale. Mentre in  Germania uno dei pilastri del ritrovato sviluppo economico è stato un sistema scolastico (cosiddetto “duale”) molto basato sull’alternarsi dello studio e del lavoro come terreni di apprendimento che si fecondano a vicenda.
In Italia invece, molti ragazzi sperano, iscrivendosi agli istituti professionali, di riscattare un passato scolastico già segnato da insuccessi e frustrazioni. E si devono arrendere di fronte a una girandola di materie teoriche che metterebbe in seria crisi anche studenti ben motivati e ben preparati per un percorso di tipo liceale.
Vorrei quindi chiedere al Partito Democratico di abbandonare una volta per tutte le remore in questo campo, dando davvero ascolto non a me, ma alle esigenze e alle attese di tantissimi ragazzi. A quattordici anni si può benissimo iniziare un serio percorso formativo largamente basato fin dall’inizio su molte ore di laboratorio e sugli stage, oltre che su mirate attività di stampo culturale, senza dover prima passare da ripetuti fallimenti. Se non è troppo presto per scegliere un istituto tecnico o un liceo, perché dovrebbe esserlo per iniziare un percorso di formazione professionale? Certamente è necessaria una nuova rappresentazione mentale della formazione professionale, finalmente positiva, aperta a tutti, anche ai “bravi” delle medie.
Venendo infine al piano delle concrete scelte politiche, concludo con un’indicazione di prospettiva molto netta nella direzione che ho detto: bisogna unificare l’istruzione e la formazione professionale (una distinzione che non ha più molto senso), come propone anche l’Associazione Docenti Italiani, facendone un unico, robusto canale formativo, “de-licealizzato” e rivitalizzato dalla diffusione dell’alternanza scuola lavoro e dell’apprendistato. Sarebbe davvero, questo, un bel modo di “cambiare verso”.