L’incredibile vicenda del Liceo di
Caltanissetta, in cui era stata formata – a norma di legge – una classe di 42
allievi, tra cui ben 4 disabili, si è per fortuna rapidamente risolta con
l’intervento del Ministero, che ha dato il permesso di sdoppiarla. Superata
questa situazione quasi da barzelletta, rimane il fatto che la normalità non ne
è poi così distante. Infatti non c’è scuola, a ogni inizio d’anno, che non
abbia un qualche motivo per vivere drammaticamente l’avvio delle attività
didattiche: aule che mancano, classi di 30-32 ragazzi in spazi angusti, assenza
di aule speciali per gli studenti disabili, concentrazione di studenti
difficili in pochissime e inadeguate scuole, docenti di sostegno nominati
a settimane di distanza dall’inizio delle lezioni e altro, molto altro ancora.
Chi scrive è reggente di una scuola che
ad oggi non ha in organico, rispetto ai sei studenti disabili, neanche un
docente di sostegno; e infatti, proprio come lo scorso anno, uno di questi è
costretto a rimanere a casa, perché senza il proprio docente è
pressoché impossibile garantirgli anche qualche ora di lezione. Nella
scuola in cui sono titolare, invece, avremo l’aula che ci manca solamente tra
qualche settimana, nonostante che sia stata insistentemente richiesta fin dallo
scorso aprile; e questo soltanto grazie al fatto che la sua mancanza ha fatto notizia e se ne è parlato sui
giornali locali. Nel frattempo, una classe è costretta a fare lezione nell’aula
magna (si fa per dire). Per le nomine dei docenti di
sostegno mi son mosso fin dai giorni immediatamente precedenti l’inizio delle
lezioni, via mail e di persona, per avere certezze sulla loro nomina che, invece,
ancora non è avvenuta.
Allo stesso modo, chissà quanta fatica e
quanta frustrazione avrà dovuto sopportare la povera collega di Caltanissetta affinché
si risolvesse lo scempio della maxi-classe; frustrazione amplificata per lei,
come per tutti noi, dal constatare come sia necessario che finiscano sui
giornali gli anacronismi della nostra amministrazione, per vedere soddisfatte
le nostre richieste. E mai che un funzionario o un politico paghino per le
lentezze e le inadempienze dell’amministrazione.
Nella
scuola di Caltanissetta studiò a suo tempo Sciascia e insegnò Vitaliano
Brancati; e forse solo loro e Pirandello sarebbero stati capaci d’imbastire un
racconto sulla stupidità e l’inettitudine di certa burocrazia ministeriale. (VV)