non si finisce mai
di stupirsi: all’inizio della scuola fu il ministro Carrozza. Proprio il capo
del dicastero dell’istruzione ha invitato gli studenti a ribellarsi ai
genitori, ai prof e alla scuola. Ora su “Corriere Fiorentino” leggo che
l’assessore all’educazione Cristina Giachi apprezza gli studenti che occupano
la loro scuola, vuole “farsi educare” da loro ed è disponibile ad andare a
discutere con gli occupanti, invece di proporre un incontro solo dopo che le
lezioni siano riprese regolarmente. C’è da rimanere sgomenti nel constatare
come si rivolge ai giovani chi dovrebbe dare esempio di consapevolezza del
proprio ruolo di adulto e di rappresentante delle istituzioni. Due anni fa io e un gruppo di colleghi
scrivemmo una lettera agli studenti in una situazione analoga, sottolineando
che la scuola deve favorire e valorizzare l’interesse dei giovani per la
dimensione politica, a condizione però che le forme di protesta siano credibili
e non vadano mai a scapito della legalità e del regolare svolgimento delle
lezioni. Tanto più che sono spesso esigue minoranze a prendere queste
decisioni, come hanno testimoniato tanti studenti in questi anni e anche in
questi giorni. È sconfortante, quindi, che dei rappresentanti delle istituzioni
considerino le occupazioni alla stregua di diritti acquisiti degli studenti,
invece di richiamarli alla responsabilità e al
rispetto delle regole. I
giovani non hanno bisogno di trovare
negli adulti la compiacenza, ma un solido punto di riferimento, che li richiami
costantemente alla necessità di rispettare le istituzioni democratiche e i
diritti degli altri. Nella scuola, interrompere e impedire le lezioni
significa anche penalizzare i propri
compagni, soprattutto quelli più svantaggiati. Non sarebbe più serio invitare i
ragazzi a trovare altre forme di protesta in momenti diversi dall'orario
scolastico?
Come esempio di come ci si può rivolgere alle giovani generazioni ricordo il discorso che Barack Obama fece agli studenti nel 2009 all’inizio dell’anno scolastico. Ne riporto solo un breve, ma significativo passaggio:
“Alla fine noi possiamo avere gli insegnanti più appassionati, i genitori più attenti e le scuole migliori del mondo: nulla basta se voi non tenete fede alle vostre responsabilità. Andando in queste scuole ogni giorno, prestando attenzione a questi maestri, dando ascolto ai genitori, ai nonni e agli altri adulti, lavorando sodo, condizione necessaria per riuscire”.
Ci piacerebbe che chi si occupa di istruzione qualche considerazione del genere, almeno sporadicamente, la proponesse ai giovani e non lasciasse da soli docenti e dirigenti a far fronte a riti ripetitivi che poco hanno a che fare con l'intelligenza creativa e innovativa che dovrebbe essere propria del mondo giovanile.
Valerio Vagnoli
Dirigente scolastico
Gruppo di Firenze
(“Corriere Fiorentino” del 17 ottobre 2013)
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Come esempio di come ci si può rivolgere alle giovani generazioni ricordo il discorso che Barack Obama fece agli studenti nel 2009 all’inizio dell’anno scolastico. Ne riporto solo un breve, ma significativo passaggio:
“Alla fine noi possiamo avere gli insegnanti più appassionati, i genitori più attenti e le scuole migliori del mondo: nulla basta se voi non tenete fede alle vostre responsabilità. Andando in queste scuole ogni giorno, prestando attenzione a questi maestri, dando ascolto ai genitori, ai nonni e agli altri adulti, lavorando sodo, condizione necessaria per riuscire”.
Ci piacerebbe che chi si occupa di istruzione qualche considerazione del genere, almeno sporadicamente, la proponesse ai giovani e non lasciasse da soli docenti e dirigenti a far fronte a riti ripetitivi che poco hanno a che fare con l'intelligenza creativa e innovativa che dovrebbe essere propria del mondo giovanile.
Valerio Vagnoli
Dirigente scolastico
Gruppo di Firenze
(“Corriere Fiorentino” del 17 ottobre 2013)
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