Le immagini pubblicate sul Corriere
fiorentino di sabato scorso confermano, se era necessario, quanto drammatiche
siano le notti di alcune aree della città. E queste fotografie, probabilmente
destinate a fare il giro del mondo, spiegano come mai decine di intellettuali,
unitamente a centinaia e centinaia di cittadini e associazioni di ogni genere
abbiano, poche settimane fa, deciso di uscire allo scoperto con un documento
che denuncia il degrado a cui si è arrivati e la violenza a cui sono sottoposti
i cittadini che subiscono le notti della movida, dominate dal nichilismo più
tragico.
Il sospetto è che tale degrado, almeno in
certi casi, sia legato ad interessi
concreti tra certo sottobosco politico-amministrativo e certi “padroni” delle
notti. E questo sospetto emerge con forza soprattutto in certi luoghi di
villeggiatura, ove sarebbe interessante indagare se le licenze
di certi localacci abituati a vendere impunemente alcoolici a tutte le ore e a chiunque, minori
compresi, e ad attirare i giovanissimi con musiche a tutto volume fin alle
prime luci dell’alba, non siano state concesse grazie a legami familistici diretti o indiretti con qualche amministratore del luogo. Di fronte a tutto
questo si registra una sconcertante tolleranza da parte delle autorità preposte a tutelare la quiete
e la salute pubblica.
Tutto
ciò si spiega anche con quel certo
costume, del tutto italiano, che porta
gran parte di tutti coloro che ricoprono cariche pubbliche a non prendersi,
appunto, le proprie responsabilità. Di
conseguenza le situazioni di illegalità
si incancreniscono, rischiando alla fine
di prosciugare questa nostra
sempre più esile democrazia. È accaduto con i rom che per mesi hanno spadroneggiato
alla stazione prima che venissero prese delle misure finalmente efficaci . E
accade così da anni con gli abusivi che vendono di tutto, anche merce della
camorra, in ciascun luogo del suolo patrio, comprese strade e piazze di città
come Roma, Milano e Venezia, oltre
naturalmente Firenze. Piazze che dovrebbero essere dei salotti di civiltà e
bellezza aperti sul mondo. Invece, per
il divertimento dei turisti, le autorità mettono ogni tanto in atto una sorta
di gioco a guardie e ladri che alla fine
lascia le cose com’erano prima. Peraltro cose del genere accadono da anni nei
confronti di chiunque, per un qualsiasi motivo, spesso anche solo pretestuoso,
decida di occupare spazi pubblici, scuole e strade comprese. E accade anche in occasione di ben più serie e drammatiche occupazioni: penso per esempio a
quelle di edifici, pubblici e privati, da parte
di sfrattati, di immigrati e di senza dimora ai quali non sappiamo dare altre risposte o
riconoscere altri diritti se non quelli, appunto, d’infrangere impunemente le regole.
Ed è così nei confronti di coloro a cui
permettiamo, anche in questi casi impunemente, di fare i “furbi” e magari di
ostentare le loro furberie: siano queste
rappresentate dall’evasione fiscale o
dal non fare il proprio dovere durante il lavoro, quando questo è svolto per conto dello Stato.
Dentro le drammatiche foto di Piazza Santo
Spirito c’è tutto questo: c’è il degrado
di una piazza, di una città, di una
civiltà e c’è il richiamo forte a non perdere altro tempo, perché la democrazia
è spesso più resistente quando minacciata da un nemico identificabile e visibile, che non quando
è lentamente consumata e corrosa
dall’abitudine a sprofondare sempre più
nella quotidianità della
illegalità.
Valerio Vagnoli ("Il Corriere Fiorentino", 31 luglio 2014)