domenica 22 luglio 2012

L'ERRORE DI MINIMIZZARE SUL RISPETTO DELLE REGOLE

Il direttore del "Corriere Fiorentino" Paolo Ermini dedica l'editoriale di oggi (Diritti e Rovesci) al declino delle regole. A Firenze, ma con considerazioni valide per gran parte del nostro paese.

Oggi dedichiamo il primo piano al declino delle regole. Non ai principii di convivenza civile, ma sulla loro quotidiana, sistematica violazione in una città come Firenze, che pur ha una storia intessuta di maturità e partecipazione civile. Le conquiste del passato non bastano a garantire il presente: l'analfabetismo di ritorno, che assedia l'Italia più di altri Paesi occidentali, non ci risparmia. E semina a piene mani la mala educazione, che non è uno strappo alle buone maniere ma la fabbrica delle grandi e piccole illegalità.
È una questione di diritto al rispetto reciproco, collante di ogni società libera. In città siamo messi maluccio da questo punto di vista, ammette la comandante dei vigili fiorentini, Antonella Manzione. Ebbene, nella diagnosi c'è anche il possibile rimedio: se troppi fanno i furbi, c'è bisogno che qualcuno glielo faccia capire. Magari con le buone, prima, e poi con le cattive. Sì, servono più controlli e più controllori. E facciamola finita con le retoriche tardosessantottine sui pericoli della città militarizzata. Qui nessuno invoca carri armati o autoblindo, ma — semplicemente — la difesa di tutti dalle prevaricazioni. Minimizzare è un errore, un errore molto grave. Si parte da un divieto di sosta ignorato e, su su, si sale nella scala dell'imbarbarimento sociale, quasi senza accorgersene. Con effetti, talora, sconcertanti.
Negli ultimi giorni la sinistra chic che anima con le sue chiacchiere i salotti cittadini sembra essersi accorta che il degrado ha superato il livello di guardia. Ma per non contraddirsi, dopo aver accusato di oscurantismo chiunque osasse obiettare sugli eccessi delle notti fiorentine, ha indirizzato i suoi strali verso quei poveracci di barboni che abitano la zona della stazione, prontamente allontanati da agenti delle forze dell'ordine (solo per qualche ora, comunque, tanto per fare un po' di scena e accontentare i parvenus del decoro). Meglio esser chiari: la povertà non è un insulto. E quando si parla di battaglia contro il degrado noi non chiediamo severità con l'umanità più dolente, ma per i cretini che trattano il prossimo come un intollerabile intralcio alla loro libertà e questa nostra Firenze come un cortile da usare per bere, suonare, berciare e pisciare. A proprio piacimento. Altro che la città della bellezza artistica e morale di cui tanto ama parlare il sindaco (quando ancora si aggira in città).


Paolo Ermini