La festa del papà può anche essere utile se induce a una riflessione sul ruolo del padre. Per esempio a partire
da un bel libro del 2006, ma ancora disponibile, dello psicoterapeuta Osvaldo
Poli: Cuore di papà (sottotitolo Il modo maschile di educare). Un testo importante per i genitori, ma anche per gli insegnanti e per tutti gli educatori, soprattutto
in una cultura, come la nostra, maternalizzata all’eccesso, in cui cioè si tende a utilizzare in
modo quasi esclusivo lo stile educativo materno, legato alla cura e alla
protezione, e a evitare sempre e comunque ai figli l’incontro con prove, difficoltà,
limiti, sofferenze, con il risultato di renderli fragili. Lo stile paterno tende
invece a mettere i figli di fronte alla realtà. Usa un linguaggio più diretto e
franco, è meno disposto ad abbassare gli ostacoli, sopporta meglio la paura di
far soffrire i figli quando è necessario dire la verità o spingerli ad affrontare
le difficoltà oppure ad assumersi le loro responsabilità.
Poli fonda la sua riflessione “sul
presupposto antropologico che esista un’originaria diversità, che caratterizza
l’uomo e la donna sul piano fisico, psicologico e spirituale; e che le differenze
di genere non siano riconducibili ad una sovrastruttura culturale, dal cui potere
di condizionamento sia desiderabile e possibile liberarsi”. Ma avverte anche
che “gli stili educativi paterno e materno sono presenti solo in termini di
prevalenza nei papà e nelle mamme concreti, ed è certo che molte madri si
riconosceranno maggiormente nel profilo qui indicato come maschile più che in
quello femminile”. Facendosi “contaminare” dalle rispettive sensibilità, i
genitori possono costruire una cultura educativa di coppia, in cui i due stili
educativi, entrambi necessari, si completano e si armonizzano.
Naturalmente la riflessione è
estremamente utile anche per la scuola, il cui primo gradino non a caso si
chiamava “scuola materna”, ma che, in quanto ha il compito di introdurre nel
mondo le nuove generazioni, non può assolutamente permettersi di trascurare il
codice paterno; come purtroppo colpevolmente sta facendo da decenni. (GR)