martedì 30 settembre 2014

LA BUONA SCUOLA? QUELLA CHE NON UCCIDE GLI ISTITUTI D’ARTE

("Corriere Fiorentino", 26 settembre 2014)
Gentile Direttore,
nel documento del Governo Renzi La buona scuola il quinto capitolo, dal titolo Fondata sul lavoro, è dedicato al rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro, a partire dalla constatazione che “a fronte di un alto tasso di disoccupazione, le imprese faticano a trovare competenze chiave”, tanto nell’industria elettronica e informatica quanto in settori come quelli del mobile e dell’arredamento. Le premesse sono condivisibili e i propositi meritori. Apprezzabile in particolare l’idea della Bottega scuola, cioè “esperienze di inserimento degli studenti in contesti imprenditoriali legati all’artigianato, al fine di coinvolgere attivamente anche imprese di minori dimensioni o tramandare i mestieri d’arte”. Ma oltre a frequentare le botteghe degli artigiani, per gli studenti interessati ai mestieri d’arte c’è bisogno di una scuola ad hoc, un percorso di studi che dia loro una specifica preparazione professionale. Che attualmente non esiste più. Infatti una delle novità più rilevanti della riforma dei licei del ministro Gelmini fu l’unificazione del Liceo Artistico e dell’Istituto d’Arte. In sé è senz’altro un’ottima cosa che nel nuovo Liceo gli studenti possano scegliere fra numerosi percorsi formativi che prescindono dall’anacronistica gerarchia tra arti maggiori e arti minori o applicate (quella che Walter Gropius definiva “l’arrogante barriera tra artigiano e artista”). Sbagliatissima invece la scelta di non conservare nella secondaria superiore anche un percorso più caratterizzato in senso professionale, come era l’Istituto d’Arte. La dobbiamo all’onda lunga di un orientamento culturale che ha ispirato negli ultimi decenni le politiche scolastiche, per il quale la scuola sarebbe tanto più democratica quanto più a lungo uguale per tutti e quanto più simile a un liceo. Risultato: lo snaturamento dell’istruzione professionale, che ha visto progressivamente ridursi fin quasi a scomparire le ore di laboratorio, e percentuali molto alte di ripetenze e di abbandoni, soprattutto nei primi due anni. 
Con la sparizione dell’Istituto d’arte si rischia di perdere anche altro, cioè una straordinaria tradizione di mestieri d’arte. Il Liceo Artistico, in quanto appunto liceo, è per definizione una scuola in grado di dare agli studenti la preparazione per affrontare l’università o studi superiori in settori affini (l’architettura, il design, la grafica, l’Accademia…). Non ha dunque lo scopo di insegnare un mestiere e verranno quindi a  mancare delle figure di tecnici esperti nei diversi settori della produzione o della conservazione e restauro di manufatti artistici, figure molto diverse da quella del designer.  Nella stampa nazionale sono più volte apparsi articoli sulle difficoltà che incontrano molte aziende del “made in Italy” nel trovare questo tipo di professionalità.  A quanto pare non è un problema trovare chi disegna scarpe, mentre sono rarissimi i tecnici capaci di trasformare un modello in un prototipo.
La riforma Gelmini prevede per le Regioni la possibilità di istituire presso gli istituti professionali statali, dei corsi triennali di Istruzione e Formazione professionale detti complementari,  finalizzati al conseguimento di un diploma e con la possibilità di fare significative modifiche al quadro orario, riequilibrandolo a favore delle ore di pratica laboratoriale. 
Questa possibilità dovrebbe essere data anche a quei licei artistici che, in quanto ex-istituti d’arte, possiedono tanto i laboratori che le necessarie competenze professionali. Occorre una modifica normativa e una scelta politica e culturale che sarebbe del tutto coerente con il programma della “Buona scuola”.
Andrea Ragazzini 
Gruppo di Firenze per la scuola 
del merito e della responsabilità

mercoledì 24 settembre 2014

LA CLASSE DI 42 ALLIEVI, OVVERO LA SICILIA COME METAFORA

L’incredibile vicenda del Liceo di Caltanissetta, in cui era stata formata – a norma di legge – una classe di 42 allievi, tra cui ben 4 disabili, si è per fortuna rapidamente risolta con l’intervento del Ministero, che ha dato il permesso di sdoppiarla. Superata questa situazione quasi da barzelletta, rimane il fatto che la normalità non ne è poi così distante. Infatti non c’è scuola, a ogni inizio d’anno, che non abbia un qualche motivo per vivere drammaticamente l’avvio delle attività didattiche: aule che mancano, classi di 30-32 ragazzi in spazi angusti, assenza di aule speciali per gli studenti disabili, concentrazione di studenti difficili in pochissime e inadeguate  scuole, docenti di sostegno nominati a settimane di distanza dall’inizio delle lezioni e altro, molto altro ancora.
Chi scrive è reggente di una scuola che ad oggi non ha in organico, rispetto ai sei studenti disabili, neanche un docente di sostegno; e infatti, proprio come lo scorso anno, uno di questi è costretto a rimanere a casa, perché senza il proprio docente è pressoché impossibile garantirgli anche qualche ora di lezione. Nella scuola in cui sono titolare, invece, avremo l’aula che ci manca solamente tra qualche settimana, nonostante che sia stata insistentemente richiesta fin dallo scorso aprile; e questo soltanto grazie al fatto che la sua mancanza  ha fatto notizia e se ne è parlato sui giornali locali. Nel frattempo, una classe è costretta a fare lezione nell’aula magna (si fa per dire). Per  le nomine dei docenti di sostegno mi son mosso fin dai giorni immediatamente precedenti l’inizio delle lezioni, via mail e di persona, per avere certezze sulla loro nomina che, invece, ancora non è avvenuta.
Allo stesso modo, chissà quanta fatica e quanta frustrazione avrà dovuto sopportare la povera collega di Caltanissetta affinché si risolvesse lo scempio della maxi-classe; frustrazione amplificata per lei, come per tutti noi, dal constatare come sia necessario che finiscano sui giornali gli anacronismi della nostra amministrazione, per vedere soddisfatte le nostre richieste. E mai che un funzionario o un politico paghino per le lentezze e le inadempienze dell’amministrazione.
Nella scuola di Caltanissetta studiò a suo tempo Sciascia e insegnò Vitaliano Brancati; e forse solo loro e Pirandello sarebbero stati capaci d’imbastire un racconto sulla stupidità e l’inettitudine di certa burocrazia ministeriale. (VV)

lunedì 1 settembre 2014

RIDATECI IL SILENZIO: ALTRE TESTIMONIANZE

Teresa: La situazione, già pesante, si è ulteriormente aggravata con la "liberalizzazione" delle licenze; mi trovo ad abitare nel centro storico di un paese di circa 12.000 abitanti, sulla cui piazza principale nel giro di nemmeno 50 metri insistono 7 bar e una pizzeria... e le mie camere da letto ... su uno di questi... Credo che il problema principale sia nel fatto che le amministrazioni comunali non rispondono mai, giuridicamente parlando, dell'omissione di controllo sulle continue violazioni da parte degli esercenti, cosa che non avviene nemmeno da parte delle forze dell'ordine eventualmente chiamate, naturalmente sempre impegnate in qualcosa di più importante e da cui non sono stata mai corrisposte  multe, unica sanzione che a mio parere funziona meglio. Dovremmo promuovere una proposta di legge perché lo siano...credo anche che, la nostra situazione sia assimilabile ad una vera e propria "tortura" condannata dalla Convenzione di Ginevra sul trattamento dei detenuti di guerra....perché anche noi siamo condannati a vivere una vita di "prigionieri" certo civili, e non militari, da parte delle nostre amministrazioni che, risultano conniventi con le violazioni degli esercenti. Tra il diritto alla salute (perché di questo si parla quando si richiama da parte della Costituzione il diritto al riposo) e il diritto "all'iniziativa economica" sempre richiamata in questi casi, ma che nulla centra, per la stessa Costituzione dovrebbe sempre prevalere la nostra... la mia situazione è analoga al primo scrivente...ci si addormenta male verso le tre di mattina e ci si sveglia peggio, verso le cinque... 
Nanni. Aderisco con entusiasmo e convinzione. Non sopporto che il nostro paese, fra quelli  a più alto tasso di analfabetismo musicale ( ma che si vanta di essere tra quelli più "musicali" della terra, una  "rendita" che nasce  da una storia musicale certamente di eccellenza), trasformi la musica in caciara imposta e assordante e l'atto dell'ascolto, che dovrebbe essere libero per eccellenza, come una condanna senza appello. 
Mariapina. Aderisco. Vivo in una città da sempre governata dalla destra, che "utilizza" il centro storico abitato per iniziative quali la pista del ghiaccio, la boxe, la pallacanestro, la maratona, la staffetta… il tutto con un'amplificazione da concerto, aggiungo che quest'anno tale iniziativa va dal 20/06. al 26/07 , per tutti i venerdì sabato domenica.  Sto pensando di vendere la mia casa, che amo. 
Fabrizio. Esistono forme di inquinamento acustico micidiali, direttamente proporzionali negli effetti alla delicatezza del contesto. Quest'estate non mi è mai capitato di andarci, nel tratto della valle dell'Adda fra la centrale idroelettrica monumentale di Trezzo e le conche dette leonardesche, che rassicuravano la navigabilità anche delle rapide del fiume. Un paesaggio maestoso, dove già un eccesso di affollamento domenicale di pedoni e ciclisti dà un pochino fastidio, come fastidio danno i (pochi e piccoli) incroci con la viabilità automobilistica, e relative colonie di chioschi, cartacce, capannelli ridanciani innocenti ma casinari. Ma c'è qualcosa di peggio, e micidiale: la colonia estiva dei bambini, con un impatto peggio di una centrale nucleare. L'impatto è la voce dell'animatore, che urla come un ossesso per tutto il giorno attraverso un megafono, facendosi sentire per tutta la valle del fiume: "Adesso andiamo tutti di là. E tu Tonino smettila di scherzare Elio che poi si offende e ti dà un pugno, ahahaha!" eccetera. Siamo in un'epoca di smartphones, uno straccio di telefonino ce l'hanno tutti quanti, bambini piccoli inclusi: a quando la smart-colonia? A quando un po' di silenzio (relativo) in tutti i posti dove si va, appunto, per non stare costantemente in discoteca, o in fabbrica, o in un centro commerciale risuonante di musichette pubblicitarie? 
Alessandra. vorrei aggiungermi al coro di proteste nei confronti del rumore, soprattutto della musica imposta.Che faccia parte di un preciso disegno politico  progetto per rimbambire i cittadini di questo paese? Ne sono ormai convinta. I centri commerciali sono stati i primi a somministrare questa medicina purgativa ma i bar, le palestre, gli stabilimenti balneari, le farmacie dotate di tv come  le stazioni ferroviarie...l'elenco s'è allungato fino ad arrivare al dentista! La dentista di mia figlia imponeva ad un discreto volume, musicaccia commerciale a bambini ed adulti. Oltre alle situazioni d'insofferenza provocate a mia figlia dalla terapia ortodontica e all'inefficacia della cura la musica imposta è stato il motivo in più che m'ha fatto cambiare dentista. 
Altro episodio accaduto 2 anni fa: porto mia figlia di 8 anni in una palestra dotata di piscinetta per bimbi ignorando che sia  dotata di  diversi maxischermi  che diffondono  musica commerciale  ad alto volume. Noi genitori  per l'ora d'attesa in una saletta costretti  a "deliziarci": io, non sapendo maneggiare il macchinario stacco la spina. Vengo  redarguita dal personale la volta dopo. Fine delle lezioni in piscina. 
Lucia. Ho reiteratamente protestato sia mediante scritti che recandomi personalmente presso gli uffici comunali competenti della mia città ( La Spezia)
La posizione del Sindaco e della giunta attuale della Spezia è la seguente:
-è da questo anno in vigore una delibera con la quale si consente l'apertura dei locali con dehors e musica fino alle 2 di notte  tutti i Venerdì e Sabato in tutto l'anno nonché numerose notti bianche in centro citta
- è prassi che il Sindaco e i suoi uffici autorizzino in deroga ai limiti orari e di decibel manifestazioni musicali o iniziative commerciali  o benefiche (con musica)  in centro città in tutto l'anno in qualsiasi orario o giorno
- nel periodo estivo Giugno-Agosto vengono sistematicamente messe in calendario in diversi giorni della settimana  numerose manifestazioni musicali ad elevata rumorosità ( esclusivamente musica Rock, Metal e Jazz) sia in un zona della città denominata "Pinetina" ritenuta lungomare, ma effettivamente in centro città e adiacente abitazioni, sia in diverse piazze del centro città
( collegarsi al sito internet Comune La Spezia alle voci "Estate Spezzina" e "Spazio BOSS")
-i gruppi musicali o singoli giovani musicisti hanno tutto l’anno messo a disposizione gratuitamente un intero edificio scolastico “Dialma Ruggero” per attività culturali, manifestazioni culturali, conferenze e
-i cittadini hanno fatto numerosi esposti e ricorrono al momento a vari numeri 112, 113 etc dai quali si risponde molto cortesemente che non hanno margine di azione e facendo riferimento alle delibere o disposizioni comunali di cui sopra
Ovviamente quanto sopra a spese di disturbo sonoro ed economico dei cittadini. 
Giovanni. Non mi sembra vero che qualcuno abbia deciso di prendere posizione conto la 'musica obbligatoria' che ci circonda in ogni momento della vita: vi sono riconoscente! Credevo fosse una mia battaglia solitaria e persa in partenza. Sono un musicologo, per la precisione un 'etnomusicologo', e alla musica ho dedicato buona parte della mia vita, scrivendo innumerevoli articoli e qualche libro (il prossimo in inglese ancora non è uscito)... eppure, la musica oggi quasi non la sopporto più: immagino che possiate immaginare i motivi per  i quali ho maturato quest'atteggiamento (odio soprattutto il disturbo nei mezzi pubblici, dove non si riesce più a leggere una riga o anche a pensare alle proprie cose senza essere interrotti dalle sigle dei cellulari o dagli odiosi ambulanti con amplificatori a tutto volume (per non parlare della 'musica' sulle banchine (mi riferisco qui alla metropolitana di Roma): e a dirlo sono proprio io... che mi sono occupato di musicisti itineranti (i 'posteggiatori' napoletani!). Non sono un personaggio famoso ma se la mia firma può servire aggiungetela senz'altro e inoltre, consideratemi a disposizione in qualsiasi modo per questa sacrosanta battaglia... tenetemi aggiornato e grazie ancora! 
Giacinta. Sono costretta a subire gli abusi di un pub/discoteca/ristorante aperto qualche anno fa sotto casa mia al lago Albano. Dopo aver denunciato al Dipartimento Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio e al Difensore Civico del Lazio le inadempienze del comune di Castelgandolfo (che però non ha mai risposto alle loro lettere), ho presentato un esposto ai carabinieri, raccontando tutta la vicenda. Poco tempo fa il  comandante della stazione mi ha detto aver personalmente monitorato in borghese la situazione (non da casa mia, però, ma dalla strada), che il rumore del locale non è eccessivo e che non posso chiamare sempre il 112. Faccio presente che stanotte a mezzanotte e venti la pattuglia intervenuta a casa mia era di tutt'altro parere, tanto che si è recata dal gestore del locale per chiedere di abbassare il volume. Faccio notare anche che il lago è un anfiteatro naturale e quello che si sente per strada è ben diverso da quello che si sente all'interno.  Morale della favola, sono una povera donna che esagera e quindi l'esposto sarà inviato in procura, ma con questo bel biglietto di accompagnamento dei carabinieri, ossia "il rumore non è eccessivo". Premesse le leggi nazionali in materia di rumore e il piano di zonizzazione di Castelgandolfo (dalle 22, 42 decibel), quello che mi sconcerta è il fatto che un cittadino che reclama il proprio diritto al sonno viene preso per matto e un locale che non rispetta la legge invece ha tutta la comprensione dei carabinieri perché deve lavorare. Il comandante è stato chiaro: è convinto che per me l'unica soluzione sia che il locale chiuda (che poi, guarda caso, è anche quello che vanno ripetendo come un mantra i gestori del locale). Ho tentato di rispondere che invece vorrei solo che venisse rispettata la legge, ma è stato inutile. Ha ribadito che devo essere elastica e tollerare quelli che chiama "momenti di goliardia" (schiamazzi dei clienti in giardino fino alle 3/4 di notte) oppure qualche decibel in più. Sono infuriata e anche amareggiata. Da 7 anni si ripete sempre la solita storia: i diritti del locale valgono più dei miei. Quindi, a questo punto sono condannata a subire musica e schiamazzi. Ora, per quella che è la mia esperienza, ho riscontrato una grande confusione (uso questo termine per essere gentile) riguardo all'applicazione delle norme anti-rumore da parte delle varie istituzioni. In sostanza, è facilissimo eludere la legge anche con il beneplacito delle istituzioni, come nel mio caso. Il comandante dei carabinieri ha decretato che il "rumore non è eccessivo" e il mio esposto vale meno di carta straccia (è ovvio che il magistrato, nel qual caso volesse intervenire, sentirà il parere dei carabinieri). Insomma, cosa può fare ancora un cittadino che si trova nella mia situazione? Niente, purtroppo, a parte cambiare casa (la causa civile non la prendo in considerazione perché avrebbe tempi lunghissimi e esito molto incerto, considerato che il locale che mi molesta è quasi l'alma mater di quanti, nella mia zona, operano nel settore della giustizia). Per questo motivo, visto che non posso rimanere in silenzio, chiedo ospitalità sul vostro blog per raccontare la mia storia.