mercoledì 24 settembre 2014

LA CLASSE DI 42 ALLIEVI, OVVERO LA SICILIA COME METAFORA

L’incredibile vicenda del Liceo di Caltanissetta, in cui era stata formata – a norma di legge – una classe di 42 allievi, tra cui ben 4 disabili, si è per fortuna rapidamente risolta con l’intervento del Ministero, che ha dato il permesso di sdoppiarla. Superata questa situazione quasi da barzelletta, rimane il fatto che la normalità non ne è poi così distante. Infatti non c’è scuola, a ogni inizio d’anno, che non abbia un qualche motivo per vivere drammaticamente l’avvio delle attività didattiche: aule che mancano, classi di 30-32 ragazzi in spazi angusti, assenza di aule speciali per gli studenti disabili, concentrazione di studenti difficili in pochissime e inadeguate  scuole, docenti di sostegno nominati a settimane di distanza dall’inizio delle lezioni e altro, molto altro ancora.
Chi scrive è reggente di una scuola che ad oggi non ha in organico, rispetto ai sei studenti disabili, neanche un docente di sostegno; e infatti, proprio come lo scorso anno, uno di questi è costretto a rimanere a casa, perché senza il proprio docente è pressoché impossibile garantirgli anche qualche ora di lezione. Nella scuola in cui sono titolare, invece, avremo l’aula che ci manca solamente tra qualche settimana, nonostante che sia stata insistentemente richiesta fin dallo scorso aprile; e questo soltanto grazie al fatto che la sua mancanza  ha fatto notizia e se ne è parlato sui giornali locali. Nel frattempo, una classe è costretta a fare lezione nell’aula magna (si fa per dire). Per  le nomine dei docenti di sostegno mi son mosso fin dai giorni immediatamente precedenti l’inizio delle lezioni, via mail e di persona, per avere certezze sulla loro nomina che, invece, ancora non è avvenuta.
Allo stesso modo, chissà quanta fatica e quanta frustrazione avrà dovuto sopportare la povera collega di Caltanissetta affinché si risolvesse lo scempio della maxi-classe; frustrazione amplificata per lei, come per tutti noi, dal constatare come sia necessario che finiscano sui giornali gli anacronismi della nostra amministrazione, per vedere soddisfatte le nostre richieste. E mai che un funzionario o un politico paghino per le lentezze e le inadempienze dell’amministrazione.
Nella scuola di Caltanissetta studiò a suo tempo Sciascia e insegnò Vitaliano Brancati; e forse solo loro e Pirandello sarebbero stati capaci d’imbastire un racconto sulla stupidità e l’inettitudine di certa burocrazia ministeriale. (VV)