domenica 27 febbraio 2011

LA CRITICA DEL PRESIDE: «SOLTANTO DA NOI MESCOLANZA DI CULTURE»

(Dal “Corriere della Sera” di domenica 27 febbraio 2011)

ROMA — «Ricordo al Tasso, anni fa, l'ora di religione di padre Gualberto Giachi, un gesuita dalla mente finissima. La seguivano tutti: credenti, non credenti, comunisti, chi veniva da altre fedi come gli ebrei. Altro che valori diversi o uguali rispetto a quelli della famiglia: una mescolanza del genere è una ricchezza che i ragazzi possono trovare solo nella scuola pubblica». Una vita in cattedra, professore di storia e filosofia sia nelle private che nelle pubbliche, «cattolico praticante», Rosario Salamone è preside del Visconti, liceo statale nel centro di Roma. Dice di essere «molto amareggiato» per le parole di Silvio Berlusconi ed è forse solo la sua gentilezza di modi ad impedirgli di usare espressioni più forti. «Nessuno vuole negare l'utilità della scuola privata — premette — che nel nostro Paese svolge un ruolo importantissimo. Pensate solo agli asili ed agli asili nido, che senza il privato quasi non esisterebbero. Ma dipingere la scuola pubblica in questo modo non corrisponde al vero, ed è molto grave». La scuola, come la storia, è fatta di uomini e quindi bisognerebbe distinguere caso per caso. «Ma semmai sono le private a correre qualche rischio di più, perché per definizione più autoreferenziali e meno propense ad ascoltare altre voci. Nella mia carriera di insegnante nella scuola pubblica ho spiegato di tutto, dalle Confessioni di Sant'Agostino alle teorie di Marx e nessuno ha mai pensato di censurarmi». Il punto è capire cosa sia successo in questi anni, come sia cambiato il ruolo degli insegnanti rispetto alle famiglie. «Sicuramente alla scuola sono stati trasferiti compiti e responsabilità che prima non aveva. Le famiglie hanno meno tempo da dedicare ai figli, anche la Chiesa, per dire, si occupa meno della formazione cristiana dei ragazzi, che non può essere certo delegata all'ora di religione. Ma questo vale sia per le pubbliche sia per le private».
Anche il preside Salamone considera molto importante che le parole di Berlusconi siano le stesse pronunciate nel 1994, al momento del suo ingresso in politica. In questi anni di tagli all'istruzione, il governo ha detto che era necessario razionalizzare la spesa e ridurre gli sprechi. Una frase del genere, ripetuta a distanza di quasi 20 anni, le fa pensare che invece l'intenzione sia quella di ridurre lo spazio per la scuola pubblica a favore di quella privata? «Spero di no e credo di no. Una società ha il dovere di raccogliersi intorno alle proprie istituzioni. In questo le scuole sono come gli ospedali, come le caserme della polizia e dei carabinieri. Se vengono attaccate e svilite così da un'altra istituzione ci sono dei contraccolpi che poi è difficile recuperare. È la società stessa che rischia di andare in frantumi».

Lorenzo Salvia