martedì 23 marzo 2010

RISPOSTA AI FIRMATARI DELLE "RIFLESSIONI SULLA LETTERA APERTA DEI 61 DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA TOSCANA"

Nelle vostre riflessioni sulla lettera dei Dirigenti scolastici - che a oggi sono ormai 81 - abbiamo apprezzato il pieno riconoscimento non solo dell’esistenza, ma anche della drammaticità dei problemi che sono all’origine dell’iniziativa e che voi correttamente individuate. Il vostro dissenso è sulla proposta avanzata nella lettera, che noi invece riteniamo adeguata non solo per avviare a soluzione quei problemi, ma per rispondere anche alla vostra principale preoccupazione, quella di evitare “l’uscita dal percorso scolastico”.
La vostra prima obbiezione è che iniziare dopo la scuola media un corso di formazione professionale sarebbe una scelta “eccessivamente precoce”. Ma non comprendiamo per quale motivo a quattordici anni ci si possa iscrivere senza problemi a un istituto professionale per poi fare il cuoco o l’elettricista, mentre sarebbe troppo presto per chi vuole diventare, ad esempio, “operatore dell’abbigliamento” o “riparatore di autoveicoli”. Qualsiasi scelta del resto, anche quella di frequentare un liceo, è in qualche misura condizionante, specialmente se si rivela sbagliata. L’essenziale è che sia previsto, come ormai è ovunque, il modo di correggerla, “preservando la possibilità di chiedere il passaggio all’istruzione superiore”, dice appunto l’appello dei prèsidi. Ma soprattutto, cosa offriamo oggi in alternativa a tanti ragazzi? Una precoce, determinante e preclusiva espulsione dalla scuola; oppure, per pochi di loro e solo dopo aver accumulato frustrazioni e fallimenti, la possibilità di un terzo anno professionalizzante.
La proposta degli 81 prèsidi si colloca realisticamente nel contesto toscano e lascia agli istituti professionali la guida dei nuovi corsi. “L’alternativa suggerita” non è quella di Trento, che abbiamo voluto citare soprattutto per il drastico ridimensionamento della dispersione scolastica ottenuto negli ultimi anni con l’offerta di una qualificata formazione professionale, anche per l’assolvimento dell’obbligo scolastico. Anche qui, però, dobbiamo rispondere a un’altra vostra obbiezione, secondo la quale “la formazione professionale fatta a Trento e Bolzano ha una ragion d’essere se non è in parallelo con l’istruzione professionale”, altrimenti rischia di trasformarsi in una sorta di ghetto; e che proprio per questo la provincia di Trento ha chiuso gli istituti professionali. Ma questi ultimi spariranno solo a partire dal prossimo anno scolastico, mentre la loro presenza non ha finora impedito lo straordinario successo della formazione professionale, a cui si iscrive già oggi il 20% della popolazione scolastica, con un tasso di dispersione sceso fino al 9%.
In tutta sincerità ci sembra infine da escludere che i problemi di cui parliamo possano essere affrontati in modo efficace solo con il cambiamento delle metodologie didattiche (che tra l’altro voi stessi, con onestà intellettuale, considerate “un processo lungo e laborioso”); ed è un po’ singolare che nell’auspicarlo facciate riferimento al Regolamento dei nuovi professionali, a nostro avviso la parte più debole della Riforma, che, mentre parla di didattica laboratoriale, riduce a livelli minimi le ore di laboratorio. Non illudiamoci: per i tanti ragazzi che fin dalle medie hanno un piede fuori dalla scuola non c’è metodologia che tenga. È necessario e urgente disegnare per loro un percorso scolastico che, riconsiderando i confini tra formazione e istruzione, preveda un elevato monte ore di attività laboratoriali, stage ecc., e che abbia quindi realmente la possibilità, come ha scritto Giorgio Allulli, “di rispondere alle necessità di coloro che apprendono secondo stili cognitivi diversi, partendo dalla pratica per arrivare alla conoscenza teorica attraverso la riflessione sulla pratica, e dunque attraverso un processo di apprendimento circolare”. Diversamente “il rischio è quello di perdere i giovani per strada, o di trattenerli fino a 16 anni dentro le aule scolastiche, pluriripetenti esausti e pronti alla fuga da qualsiasi ulteriore proposta formativa.” [1]
Noi e i firmatari della lettera siamo naturalmente disponibili a ulteriori momenti di confronto; nel frattempo vi mandiamo i nostri più cordiali saluti.

Sergio Casprini, Andrea Ragazzini, Giorgio Ragazzini, Valerio Vagnoli

[1] Giorgio Allulli, Risposta a Maurizio Tiriticco, da “Tuttoscuola.com”, 23 gennaio 2006