mercoledì 26 giugno 2013

LE BELLE LEGGI “PROGRESSISTE” CHE SI ABBATTONO SULLA SCUOLA

Come sappiamo, nella scuola vi sono docenti in grado di personalizzare il loro insegnamento tenendo conto dei problemi degli allievi e altri che neanche si pongono il problema, anche quando uno studente manifesta un disagio che va ben al di là delle canoniche crisi umorali dell’adolescente. Allo stesso modo vi sono genitori che si guardano bene dall’utilizzare le certificazioni dei disturbi dell'apprendimento per meri ed esclusivi fini di promozione a ogni costo, mentre altri non hanno alcuna remora nel minacciare costantemente il ricorso rispetto ai risultati scadenti dei figli, pur avendo essi fruito di interventi didattici personalizzati. Sappiamo anche che i problemi dei ragazzi vanno aumentando; e volente o nolente la scuola dovrà affrontarli e fare di tutto affinché non penalizzino troppo la loro formazione.
Di fronte alle difficoltà di apprendimento, come rispetto a ogni altra sorta di problemi, molti dei nostri esperti di scuola, da decenni  sottomessi culturalmente a un devastante demagogismo populista, pensano che bastino delle “belle” leggi o delle circolari “progressiste” per rendere il nostro sistema educativo un modello di efficienza. Così i decreti sui cosiddetti BES (bisogni educativi speciali), che dovrebbero rivoluzionare il rapporto didattico ed educativo nei confronti dei più svantaggiati, rischiano anch’essi di confermare l'opinione di Federico De Roberto, per cui i cambiamenti radicali, da noi, servono in effetti a non cambiare nulla. Rispetto alle notevoli innovazioni e alle altrettanto notevoli incombenze burocratiche che essi porteranno nella attività didattica, c’è il sospetto che la prima vera emergenza delle scuole sarà quella di trovare le formule giuste per tutelarsi dagli eventuali ricorsi (perché è fuor di dubbio che questi aumenteranno) contro le presunte inadempienze degli insegnanti. Come è mai possibile inondare le scuole di tante e così impegnative novità da un giorno all’altro senza preoccuparsi di formare i docenti (tutti!) in modo serio e responsabile rispetto allo straordinario impegno che  le norme sui BES rendono cogente? E come è possibile illudere tante famiglie sul fatto che finalmente ai loro figli sarà resa giustizia da una scuola che è caricata di impegni a cui non può far fronte con i mezzi e con il personale che ha?
Insomma, non c’è da fidarsi di chi continua a sfornare straordinarie novità senza neanche porsi il problema che in molte scuole, penso in particolare ai professionali, l’alto numero di ragazzi problematici rischierà di rendere vano ogni intervento, perché il carico di lavoro dei docenti sarà tale da diventare insostenibile. Ma questo non interessa ai nostri “illuminati” riformatori. Contenti delle loro misure avanzate e innovative, si sentiranno senz’altro appagati nel loro profondo principio di piacere. In generale però ignorano quale sia la realtà delle scuole e ignorano altresì la realtà della lingua italiana, perché il testo della legge e della circolare sui BES va ben oltre certi sketch di Gigi Proietti in “ A me gli occhi, please” e ben oltre anche il senso del ridicolo in fatto di comunicazione di carattere didattico-sociale. Leggere per  credere, ma anche per ridere o purtroppo per piangere. Intanto a settembre il principio di realtà toccherà a noi gestirlo, e sarà dura, sempre più dura.  (Valerio Vagnoli)
La direttiva sui BES.
La circolare applicativa.