sabato 21 luglio 2012

C'È VERAMENTE DEMOCRAZIA IN UNA SOCIETÀ CHE HA SOLO DIRITTI E NESSUN DOVERE?

Maurizio Viròli, docente di Teoria politica a Princeton e autore di una bella e fortunata biografia di Machiavelli per Laterza (Il sorriso di Niccolò), ha pubblicato nel 2008 L'Italia dei doveri, un volumetto sull'importanza del senso del dovere come fondamento  ineliminabile dei diritti e per la tenuta di qualsiasi società che voglia essere libera e giusta.
Ne pubblichiamo due passi che riguardano esplicitamente il rapporto tra senso del dovere e educazione.

Una delle frontiere dei diritti che siamo ben lontani dall'aver conquistato è la difesa effettiva dei diritti dei bambini contro la malvagità, la perversione e la stupidità dei genitori. Ma da questo deriva che i figli non hanno doveri? La regola generale che l'individuo che ha soltanto diritti diventa un tiranno vale anche per i figli. Impossibile e impensabile fino a una o due generazioni addietro, la figura del figlio-tiranno è diventata una realtà del nostro tempo. Del tutto simile all'adulto-tiranno, il figlio-tiranno è convinto che tutto gli sia dovuto ed egli non debba nulla ad alcuno; non conosce limiti al desiderio di possedere ed è invece posseduto da un desiderio insaziabile di affermare la propria superiorità nei confronti degli altri - vedi bullismo imperante nelle scuole; la sua parola preferita è "io"; sa cogliere con impressionante abilità le debolezze dei genitori e volgerle a proprio vantaggio; ritiene che le regole valgano per gli altri ma non per lui, e si fa anzi vanto di violarle; è capace di ogni sorta di abusi e di vere e proprie crudeltà (pp. 128-29).
Ma a guardar meglio ci accorgiamo che ci sono ancora persone che si sforzano di educare dei cittadini. Molti di loro sono insegnanti, e nonostante la pervicace volontà di ministri, amministratori e genitori di distruggere la scuola, continuano, per senso del dovere, ad educare dei cittadini. Se dovessi indicare un'istituzione da dove può venire un contributo forte alla rinascita civile indicherei proprio la scuola, nonostante tutto (p. 147).