lunedì 9 aprile 2012

UNA LETTERA (CRITICA) AL "SOLE 24ORE" SULL'USO NELLA SCUOLA DELLE TECNOLOGIE DIGITALI

Ieri il supplemento domenicale del Sole 24 Ore pubblicava la lettera di un insegnante critico nei confronti del giornale, che da diversi numeri fa una campagna a favore dell'introduzione di tecnologie digitali nella scuola, in nome di una didattica alternativa e motivante per i cosidetti "nativi digitali", una didattica che secondo il quotidiano di Confindustria presuppone una nuova figura di docente (vedi l'articolo di Sergio Luzzato sul domenicale precedente).  (SC)
Insegno da 30 anni. Dagli inizi della mia carriera mi sento predicare dal cattedratico di turno che la scuola è fuori dalla realtà, prima perché non inseguiva la tv, poi perché ignorava i video giochi, adesso perché non usa internet e i social network. L’ultima predica viene proprio dagli articoli dell’ultimo numero dell’inserto culturale del Sole 24 ore di domenica 8 Aprile.
Ora lasciamo stare il fatto che quasi tutti gli insegnanti- al contrario di quanto si pensa e con pochissime eccezioni- sono oggi ferrati come i loro studenti nell’uso del computer e dei suoi linguaggi e, quando davvero servono, li usano anche in sede didattica. Lasciamo stare che i tagli alla scuola permettono un uso molto limitato nell’istruzione pubblica del mezzo elettronico, compresa la decantata (e secondo me- si badi bene- utilissima) lavagna interattiva.
Il punto non è questo. Il punto è che Dante o Leopardi, che siano letti su un tablet o su un libro, che siano presentati con PowerPoint o con una lezione tradizionale, per essere assimilati e digeriti (fatti propri) da un ragazzo - di oggi come di ieri - hanno bisogno della sensibilità, del talento e della preparazione dell’insegnante, così come della disponibilità e della fatica dello studente; la fatica di imparare l’italiano letterario, di ragionare sulla forma e sul contenuto di un testo, di confrontarlo con altri testi dello stesso autore, eccetera. Insomma la brillantezza e la potenza tecnologica del mezzo non può eliminare la fatica e il conseguente – possibile- gratificante piacere dell’apprendimento inteso come sistematica, critica e approfondita assimilazione di concetti e di metodi. Un apprendimento che la babele caotica, incontrollabile e puramente informativa del web non può né dare né sopperire. Anzi, per lo più, il web rema in direzione contraria: quella della destrutturazione e della frantumazione del sapere in frammenti dispersi nella rete come i relitti di una nave sulla superficie del mare.
Perciò la tecnologia digitale oggi rimane certo un formidabile strumento informativo e comunicativo, ma non può risolvere affatto il problema educativo proponendosi come alternativa epistemologica. Anzi, lo complica e lo ostacola non poco.
Paolo Mazzocchini