venerdì 6 gennaio 2012

CITAZIONI - DA "A COSA SERVE LA POLITICA?", DI PIERO ANGELA

La de-meritocrazia
La questione del merito va ben al di là del giusto riconoscimento dei valori individuali e della qualità del lavoro svolto: perché quando si passa dal livello singolo a quello collettivo, il merito cambia natura, esce dalla dimensione etica ed entra in quella economica.
In altre parole, se un paese premia il merito a tutti i livelli, crea le condizioni per migliorare il funzionamento della società e questo aiuta anche a migliorare la sua competitività. [...]
L’European House dello Studio Ambrosetti di Milano ha pubblicato uno studio proprio sul problema del merito (Come promuovere il merito in Italia) valendosi anche di ricerche e sondaggi realizzati da vari istituti internazionali, nel quale si mettono a fuoco i principali elementi che tolgono spazio al merito: l’affiliazione (in particolare il nepotismo e la raccomandazione), gli automatismi, quando l’avanzamento nella carriera poggia solamente sull’anzianità di servizio, la circolarità, quando c’è conflitto di interessi tra controllori e controllati (per esempio quando i componenti di enti agenzie che dovrebbero controllare l’attività governativa vengono nominati dal governo stesso) e l’opacità, cioè la mancanza di trasparenza nelle assunzioni e nelle promozioni, quando sfuggono a criteri di chiarezza e lasciano spazio a scelte discrezionali. [...]

Rispetto delle regole
Molti anni fa avevo portato i miei figli in una gita in campagna, nei pressi di Roma. Con noi venne anche un bambino olandese, figlio di nostri vicini. Ci accampammo per un picnic vicino a un fiumiciattolo. Poco distante un uomo stava pescando, proprio accanto a un cartello con la scritta “Vietato pescare”. Il bambino olandese si alzò e andò da quell’uomo, indicandogli il cartello e dicendogli che lì non si poteva pescare!
Ecco. La buona educazione consiste non soltanto nel comportarsi bene, ma anche nel fare in modo che gli altri si comportino bene. Rispettare le regole, ma anche farle rispettare. Si sa che questo secondo aspetto è poco popolare da noi (“Ma di cosa ti impicci!”, “Lascia perdere!”, “Vivi e lascia vivere”, ecc.).  Questo modo di agire, o meglio di non reagire, ha creato in un certo senso un’assuefazione ai piccoli (ma poi anche ai grandi) abusi. E ha abituato gran parte della gente a non intervenire per correggere certe piccole illegalità, magari alzando gli occhi al cielo.

Premi e punizioni
Il fatto è che nel nostro paese, così come non si premia il merito, non si punisce chi trasgredisce. Ne ho discusso a volte con dei politici: mi hanno detto che bisogna “educare” i cittadini. [...] Qualunque forma di educazione è fatta di premi e punizioni (dei tipi più diversi) e la loro mancanza lascia libero campo a comportamenti cialtroneschi, oppure a danni non solo alle persone meritevoli ma anche alla collettività.