sabato 14 novembre 2009

LA COSTITUZIONE È LA PRIMA LEGGE, GIUSTO FARLA CONOSCERE AGLI STUDENTI

di Gherardo Colombo

Caro Direttore, le scrivo a proposito dell’articolo di Ernesto Galli della Loggia «Scuola — Così la democrazia diventa catechismo», pubblicato sul Corriere di domenica 8 novembre. Sono più d’uno i punti sui quali la mia opinione diverge da quella dell’autore. Il primo riguarda la presentazione della questione. Per evidenziare l’invasività del nuovo insegnamento, il professor Galli della Loggia ricorre ad un numero: 429 sono le ore che — dai sei ai 18 anni— ciascun giovane dovrà dedicare all’apprendimento di «Cittadinanza e Costituzione ». Certo, il numero non è insignificante, ma si tratta, come rileva anche il professore, di un’ora alla settimana: circa un trentesimo delle ore passate a scuola, ogni settimana, dagli studenti (e alle elementari, peraltro, l’insegnamento non è obbligatorio, ma solo suggerito). È la metà o un terzo delle ore dedicate all’educazione fisica, a seconda dei gradi scolastici. Gli altri insegnanti, pertanto, potranno continuare a proporre la Cultura e l’Istruzione senza eccessivo timore che questo nuovo insegnamento soffochi la libera formazione dell’identità dei discepoli. Il secondo riguarda il contenuto della Cultura e dell’Istruzione nel nostro Paese: è proprio sicuro il professor Galli della Loggia che la scuola proponga prospettive culturali davvero tanto varie da consentire una sufficiente possibilità di scegliere il modello che più aggrada? La nostra scuola non è, forse, fatta di cultura nord-occidentale? Magari monca, talora, di parti importanti di quel pensiero che non del tutto si confà con il cattolicesimo? E non le succede di ignorare, quasi del tutto, il pensiero filosofico e religioso che stanno fuori di quel modello? Sono allora, i nostri ragazzi, davvero liberi di formarsi la loro identità, o non sono piuttosto liberi di formarsi l’identità del nord-occidentale (vorrei si tenesse conto che non si tratta di una critica, ma di una constatazione)? Il terzo ha a che fare con la natura della Costituzione. Secondo il professore, insegnandola, la Costituzione «viene sottratta alla dimensione storico-politica, che è e dovrebbe essere propriamente l’unica sua», e trasformata in una sorte di vangelo, di religione politica. Ora, però, oltre ad avere (nelle sue origini) una dimensione storico-politica, la Costituzione è (attualmente) una legge. Anzi, non una legge, ma la legge fondamentale, la prima legge del nostro stare insieme. Vogliamo che si continui— come si è fatto finora— a non preoccuparsi che i cittadini conoscano la prima legge alla quale sono chiamati a rispondere? Non è che, per caso, la Costituzione debba essere conosciuta anche da chi intenda modificarla? Attraverso la discussione in classe gli insegnanti potrebbero ricongiungere la dimensione storica della Costituzione con il suo essere legge e dibattere con gli studenti quali parti siano attuali e quali invece attuabili. Non discuterne sarebbe forse meglio? Il fatto che sia legge evidenzia un altro aspetto, questa volta pratico. Quando si acquista una nuova auto, una nuova lavatrice, un nuovo software per la gestione della biblioteca, generalmente lo strumento è accompagnato da un libretto di istruzioni. Se approfondiamo solo un po’ la riflessione, ci accorgiamo che gran parte del nostro tempo è dedicata non a guidare l’auto, a fare il bucato, a catalogare e rendere reperibili i nostri libri, a pedalare sulla cyclette o a dedicarsi ad altre occupazioni simili. No, la gran parte del nostro tempo è dedicata a intrecciare e mantenere rapporti, a intessere relazioni, a decidere quali comportamenti assumere nei confronti delle persone con le quali siamo in contatto. Dove sono le istruzioni per le relazioni? Certo, i «libretti» sono tanti, e spesso provengono proprio dalla Cultura e dall’Istruzione come le ha descritte Ernesto Galli della Loggia. Ma quelle istruzioni non bastano, è anche necessario conoscere gli aspetti più pratici, tipo «se giri la chiave si accende il motore». La Costituzione è anche un «libretto di istruzioni», è il primo riferimento per quel che riguarda i rapporti con le altre persone, quello che ti dice il perché e il per come del funzionamento della società nella quale vivi. Mi chiedo, sempre più spesso, se l’elevato livello di trasgressività alle leggi e il dilagare dell’arroganza non dipendano anche dalla generale scarsa conoscenza della Costituzione. Su una cosa sono d’accordo con il professor Galli della Loggia: Cultura ed Istruzione non si impongono. Ma Cultura ed Istruzione si possono proporre, e credo sia difficile proporre ciò che non si condivide. E credo, contemporaneamente, che non sia né scandaloso né disdicevole proporre la cultura che promana dalla nostra legge fondamentale. Forse, anzi, è una cosa che va fatta. Prestando, certo, attenzione alle opinioni divergenti, ma nello stesso tempo sottolineando gli aspetti, oltre che legali, anche storici e culturali che hanno portato a scriverla e ad adottarla. Ed evidenziando il perché essa si basa sul rispetto reciproco, considerato l’antidoto ai drammi e alle tragedie che le persone avevano concretamente vissuto nella prima metà del secolo scorso. Certo, sarebbe bello— anche qui concordo con il professor Galli della Loggia— che la nostra Costituzione venisse insegnata mentre si trattano le altre materie, ma credo che oggi non tutti gli insegnanti ne sarebbero capaci. Ed allora ecco che è necessario, a mio parere, introdurre quell’ora settimanale di Cittadinanza e Costituzione.