sabato 16 giugno 2012
GLI ESODATI DEI PROFESSIONALI
Ho appena terminato di presiedere
gli scrutini dell’ultima classe, una delle 14 prime dell’alberghiero che dirigo
da quest’anno. Scrutini lineari e sereni, che tuttavia non scivolano addosso a
nessun insegnante, soprattutto se hanno dato e fatto di tutto per non
arrivare a certi risultati sconfortanti. Anche il prendere atto che la media
dei bocciati in prima rispetto allo scorso anno è diminuita del 3% non conforta molto, dato che in generale si
confermano i due-tre studenti per classe che durante l’anno, non appena
compiuti i sedici anni, chiudono ogni rapporto col mondo scolastico. Alla fine
di ogni scrutinio ho sempre chiesto ai docenti quanti ragazzi, secondo loro, si
sarebbero potuti “salvare” se avessero avuto la possibilità di seguire percorsi
di vera e propria formazione professionale e le risposte hanno sempre indicato
percentuali altissime. E altissime sarebbero state quelle di coloro che
avrebbero potuto evitare la bocciatura se in classe non avessero
subito mesi e mesi di caos, quello provocato dai compagni demotivati perché
“costretti” a stare a scuola solo per assolvere
formalmente all’obbligo scolastico. Purtroppo a nessuno dei demiurghi che si
occupano di politica scolastica regionale sembra interessare la cruda realtà di
un sistema, quello toscano, che di fatto non offre la possibilità di una seria formazione professionale. In
Toscana, come sappiamo, questa possibilità arriva troppo tardi per i ragazzi
che hanno percorso la via crucis del loro fallimento scolastico. A molti di loro la formazione professionale
apparirà a quel punto un puro ripiego, con il conseguente senso di
frustrazione che forse li segnerà per tutta la vita e contribuirà a consolidare
anche in loro la vulgata idiozia per cui le attività “manuali e pratiche” sono
di pertinenza degli immigrati, degli incapaci e dei falliti. (Valerio Vagnoli)