Il commento di Valerio Vagnoli alla nota del 6 aprile La scuola, il "made in italy" e i mestieri da salvare
"Impara l'arte e mettila da parte", era più di un proverbio per i nostri nonni e genitori che, indipendentemente dalle nostre attitudini, ci facevano capire che imparare un mestiere sarebbe stata una rendita assicurata in qualsiasi momento della nostra esistenza. Sapevano - pur ignorando la maggior parte di essi quanto i mestieri avessero contribuito alla nascita del Rinascimento e di tutta quella tradizione artigianale senza la quale sarebbe impensabile, tanto per fare un esempio, la stessa lingua di Galilei - che imparare un mestiere era, "a prescindere", un investimento. Perché nell'impararlo si "imparava ad imparare", si apprendevano saperi trasversali che avrebbero potuto permettere, durante il corso dell'esistenza, di cambiare professione con estrema facilità. Insomma, imparare un mestiere era una sorta di assicurazione preventiva che le famiglie, almeno quelle più accorte, proponevano ai propri ragazzi e alle proprie ragazze. Accadeva altresì - informarsi per crederlo - che anche i figli dei benestanti ai quali era assicurato il proseguimento degli studi oltre le elementari, fossero tenuti, nel pomeriggio, ad imparare un mestiere. Ed accadeva anche che qualunque artigiano non accettasse assolutamente che un proprio figliolo imparasse il mestiere nell'ambito famigliare. Era molto più formativo sistemarlo in altra bottega, affinché diventasse quanto più possibile autonomo e non condizionato da rapporti falsati, come potevano esserlo quelli tra padre e figlio o tra nonno e nipote. Quanta cultura passava in quelle botteghe! E quanta cultura femminista è passata nelle botteghe delle sarte, delle ricamatrici o delle cappellaie; si legga Gramsci, se occorre avere delle conferme! Oggi, ovviamente, non è pensabile ricreare quel mondo, né è auspicabile. Quello che mi preme sottolineare è ricordare quanto quella cultura abbia prodotto di buono anche sul piano intellettuale e formativo; e come, pensando a tutto ciò, non può che provocare tristezza l'assoluta mancanza di attenzione, da parte di molto mondo della politica e della cultura, verso questo passato il cui recupero si potrebbe decisamente coniugare con tutte le altre istanze, oggi per fortuna irrinunciabili, utili alla formazione dei giovani. La prima di queste istanze è rappresentata dalla scuola, che non può essere abbandonata definitivamente alla fine della terza media. La formazione scolastica, però, può benissimo coabitare con il contemporaneo, vero, inserimento dei ragazzi nel mondo delle professioni e dell'artigianato; un inserimento che possa così permettere di recuperare i mestieri da salvare ma, soprattutto, di recuperare quei ragazzi destinati a perdersi, perché, se costretti a crescere solo con la scuola e solo nella scuola, contro il loro volere e le loro stesse attese, è difficile, se non improbabile, che possano affacciarsi alla vita con fiducia nel prossimo e nelle loro capacità.