Copiare una
prova di valutazione è un’attività ripetibile
dal punto di vista del soggetto, del suo comportamento e della sua disposizione
mentale. Spesso chi ha copiato ci riprova. In certi casi la copiatura può
essere replicata anche dal punto di vista dell’oggetto, il materiale copiato
può non essere di prima mano. A differenza della soluzione di un compito di
matematica o di una traduzione dal latino, che più persone possono impunemente
impiegare nel corso della stessa prova, l’uso collettivo di un saggio
preconfezionato è facilmente smascherabile. A rigore di logica non dovrebbe
quindi meravigliarci un fenomeno che a prima vista sembra paradossale: negli
Usa decine di siti web offrono in vendita elaborati d’esame, temi svolti e tesi
belle e pronte resi appetibili dall’ammiccante intestazione “100% Non-plagiarized”.
Benjamin
Barber (Consumàti. Da cittadini a
clienti, Einaudi 2010) cita alcune di queste società che offrono saggi su
qualsiasi argomento, per qualsiasi scadenza e con la garanzia “nessun plagio”
con la quale la società “intende presumibilmente sostenere di non avere personalmente commesso plagio
nell’elaborazione delle prove d’esame messe in vendita, in modo che lo studente
che le acquista possa avere la garanzia di essere l’unico plagiario coinvolto nell’operazione”.