All’insegna della modernità, del richiamo mediatico e magari del marketing dell'orientamento scolastico, a Bologna un liceo si spoglia del nome polveroso di Dante Alighieri e lo sostituisce con quello più seducente di Fabrizio De Andrè (con il massimo rispetto per il grande cantautore, viene in mente il Liceo Marilyn Monroe nel film “Bianca” di Nanni Moretti).
A quanto pare la scelta è avvenuta in base all’idea per cui la canzone è la stessa cosa della poesia, negando di fatto il valore e la specificità, dell'una e dell'altra. Non possiamo non esser d'accordo con l'allarme di Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera, che nelle scuole vede i rischi di una deriva populista “per cui tutto va programmaticamente confuso con tutto” e della progressiva perdita della memoria storica e culturale del nostro Paese. (SC)
Un intero consiglio di istituto si mobilita per chiedere alla giunta comunale di Bologna di cambiare nome a una scuola secondaria. Il nome proposto è quello di Fabrizio De Andrè. Quello precedente? Dante Alighieri. E il Comune cosa fa? Approva. Con una magniloquente «delibera»: «La produzione artistica di Fabrizio De Andrè, ponendo l' attenzione verso gli esclusi e verso il senso profondo della libertà interiore, ha saputo dimostrare che anche la canzone, quando è opera di alto livello, si configura come nuova letteratura e nuova poesia popolare e che, proposta ai ragazzi con l' immediatezza del linguaggio musicale, può avviarli ed accompagnarli in un percorso di appropriazione della cultura in tutte le sue forme espressive sino alle più complesse». Niente da dire sulla grandezza di De Andrè, cantante e cantautore eccelso. La solita banalità, però, (lo dimostra la «delibera») lo vorrebbe poeta, come se non gli bastasse la qualifica di ottimo cantante; ma i poeti sono altri, che in compenso non sono cantanti né cantautori, così come gli ottimi pittori non necessariamente sono ottimi imbianchini, anche se questi e quelli lavorano con il colore. Bisognerebbe poter entrare nelle teste dei prof che hanno preso questa iniziativa per capire cosa li ha spinti a rinunciare a Dante Alighieri. Troppo abusato? Poco trendy? Poco pop? Poco intonato? Poco immediato? C' è un intollerabile populismo che ha invaso il tessuto culturale e politico, per cui tutto va programmaticamente confuso con tutto: il che è negativo in linea generale, ma soprattutto è nefasto se applicato alla scuola, dove invece bisognerebbe insegnare (e imparare) a distinguere non solo i valori ma le specificità, anche se le antologie letterarie contemplano, a volte, i cantautori, e anche se sono state consegnate lauree honoris causa alle star del rock e dello sport. E poi, vedersi intitolare un istituto scolastico, probabilmente non piacerebbe neanche al grande Faber, che ha fatto della marginalità anti-istituzionale la sua poetica. Infine, visto che siamo a Bologna: a quando una Università Lucio Dalla?
Paolo Di Stefano
22 aprile 2012