lunedì 2 aprile 2012

SIGNOR MINISTRO, I COMPITI A CASA COMPLETANO L'IMPEGNO SCOLASTICO

Signor Ministro, una parte del governo di cui lei fa parte, compreso il presidente Monti, è legato ad una delle più prestigiose università italiane, la Bocconi. Per accedervi occorre superare una prova di accesso che si basa esclusivamente sul merito e, salvo pochi bravissimi studenti che possono vincere una borsa di studio, sul reddito delle loro famiglie.
Il successo scolastico, che in un paese normale dovrebbe avviare ad altri successi, lo si ottiene attraverso l'impegno sui libri e sui fogli di quaderno e meglio sarebbe che a garantirlo continuassero a essere anche le scuole e le università pubbliche.
Certo, è pur vero, come Lei dice, che la formazione dei ragazzi passa anche da altri fattori: par d’intendere da viaggi, rapporti civili e culturali con altre persone, internet, sport, musei, musica, teatro e altro ancora; ma questo elenco deve rimanere subalterno rispetto ai tradizionali strumenti della conoscenza, perché non sono i primi ad integrarsi con questi, ma esattamente il contrario. Insomma, si può essere poveri e sfigati, nati in famiglie umili e poco inclini a disquisire con i figli dei problemi della vita e del mondo; ma se si ha la fortuna di trovare qualcuno, magari un docente, che ci fa appassionare alla cultura, ecco che i libri e i quaderni diventano lo strumento attraverso il quale tutti gli altri elementi che per lei hanno e dovrebbero avere il sopravvento sulla formazione di questi nostri giovani, acquistano il giusto senso, si inseriscono in un ordine, in una gerarchia di saperi. Mi creda, e lei non sa quanto mi duole doverlo puntualizzare al mio ministro, è senz’altro con l’impegno sui libri e sui quaderni che ci si può impossessare di tutti gli altri elementi della formazione.
Diamo per scontato che sia vero quanto lei afferma, e cioè che i ragazzi acquisiscono l’ottanta per cento delle loro conoscenze al di fuori della scuola. Anche se così fosse (ma non lo è, mi creda: si faccia raccontare dal sottosegretario Rossi Doria qual è la situazione di molti nostri giovani del sud, delle periferie delle grandi città, di parte dell’utenza degli istituti professionali e dei ragazzi che seguono i corsi di formazione professionale), come si fa ad ignorare che quel venti per cento di competenza della scuola ha comunque un ruolo prioritario nella formazione di base dei ragazzi e perciò da non svalutare?
La scuola a questo serve: a dare l’alito vitale a tutta quella ulteriore declinazione delle esperienze che poi saranno utili a completare la nostra formazione. Pensare che il richiamare i ragazzi a un ulteriore impegno casalingo che sia la continuazione di quello scolastico possa apparire del tutto inutile o marginale, nella migliore delle ipotesi è - lo dico in senso bonario e pertanto lo ritenga un’aggravante - da veri e propri sprovveduti.


Valerio Vagnoli