La questione del merito va
ben al di là del giusto riconoscimento dei valori individuali e della qualità
del lavoro svolto: perché quando si passa dal livello singolo a quello
collettivo, il merito cambia natura, esce dalla
dimensione etica ed entra in quella economica.
In altre parole, se un
paese premia il merito a tutti i livelli, crea le condizioni per migliorare il
funzionamento della società e questo aiuta anche a migliorare la sua
competitività. [...]
L’European House dello
Studio Ambrosetti di Milano ha pubblicato uno studio proprio sul problema del
merito
(Come promuovere il merito in Italia) valendosi
anche di ricerche e sondaggi realizzati da vari istituti internazionali, nel
quale si mettono a fuoco i principali elementi che tolgono spazio al merito:
l’affiliazione (in particolare il nepotismo e la raccomandazione), gli automatismi, quando l’avanzamento nella carriera poggia solamente sull’anzianità di
servizio, la circolarità, quando c’è
conflitto di interessi tra controllori e controllati (per esempio quando i
componenti di enti agenzie che dovrebbero controllare l’attività governativa
vengono nominati dal governo stesso) e l’opacità, cioè la mancanza di trasparenza nelle assunzioni e nelle promozioni,
quando sfuggono a criteri di chiarezza e lasciano spazio a scelte
discrezionali. [...]
Rispetto
delle regole
Molti anni fa avevo portato
i miei figli in una gita in campagna, nei pressi di Roma. Con noi venne anche
un bambino olandese, figlio di nostri vicini. Ci accampammo per un picnic
vicino a un fiumiciattolo. Poco distante un uomo stava pescando, proprio
accanto a un cartello con la scritta “Vietato pescare”. Il bambino olandese si
alzò e andò da quell’uomo, indicandogli il cartello e dicendogli che lì non si
poteva pescare!
Ecco. La buona educazione
consiste non soltanto nel comportarsi bene, ma anche nel fare in modo che gli
altri si comportino bene. Rispettare le regole, ma anche farle rispettare. Si
sa che questo secondo aspetto è poco popolare da noi (“Ma di cosa ti impicci!”,
“Lascia perdere!”, “Vivi e lascia vivere”, ecc.). Questo modo di agire, o meglio di non
reagire, ha creato in un certo senso un’assuefazione ai piccoli (ma poi anche
ai grandi) abusi. E ha abituato gran parte della gente a non intervenire per
correggere certe piccole illegalità, magari alzando gli occhi al cielo.
Premi
e punizioni
Il
fatto è che nel nostro paese, così come non si premia il merito, non si punisce
chi trasgredisce. Ne ho discusso a volte con dei politici: mi hanno detto che
bisogna “educare” i cittadini. [...] Qualunque forma di educazione è fatta di
premi e punizioni (dei tipi più diversi) e la loro mancanza lascia libero campo
a comportamenti cialtroneschi, oppure a danni non solo alle persone meritevoli
ma anche alla collettività.